Ancelotti-Napoli: era già tutto previsto (e inevitabile). Cosa chiede De La a Gattuso
Se avessimo mille cappelli, ce li toglieremmo per celebrare la carriera di
Carlo Ancelotti, fatta di mille trofei e che magari continuerà (nel pomeriggio di ieri vi avevamo parlato dell’
Arsenal, vedremo). Ma togliendoci tutti e mille cappelli, restiamo poi nudi dinanzi a una decisione (l’esonero) dolorosa ma inevitabile. Era già tutto previsto, non era una questione di chimica o di tattica. Ma di rapporti ormai inesistenti dentro. La squadra non sentiva più
Ancelotti per mille motivi. E quando non lo senti, quando il feeling è sotto lo zero, devi cambiare. Perché è legge scritta, non puoi mandare a casa sei o sette calciatori. Fateci caso, dopo l’eccellente 4-0 al modesto Genk hanno parlato tre o quattro calciatori, inni verso Ancelotti. Ma tre o quattro non bastano... Tutto questo mentre qualche trombettiere si affrettava a smentire l’addio imminente, tanto per smontare il lavoro degli altri. E qualche altro, dopo il 4-0, provava a rimescolare le carte pensando che nella notte
De Laurentiis avrebbe cambiato parere per una vittoria. No, impossibile. Per noi i passaggi essenziali sono stati due: quello apripista di
sabato quando vi svelammo il contatto tra
Mendes e
De Laurentiis con la richiesta (accordata) di un impegno non da traghettatore, con un contratto da 18 mesi, direttamente o con opzione (ma questi sono dettagli), più varie e possibili clausole. In quei giorni, per molti
Ancelotti sarebbe rimasto almeno fino a fine stagione. E poi
il racconto di ieri quando sottolineammo come il Genk sarebbe stato un passaggio ininfluente. E che
Gattuso aveva detto no a tutti per il
Napoli. Adesso De Laurentiis chiede a
Ringhio il ripristino di un'appartenenza e di un gruppo che segua un'unica linea senza polemiche o spaccature. Intanto, ora c’è un comunicato. Presto ce ne sarà un altro. Foto: Twitter ufficiale Napoli