La Lazio di Sarri non può coincidere con quella di Tare. Lotito ha un dovere

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Uno è di troppo, lo hanno capito anche i bambini di 5 anni. La Lazio di Sarri non può essere quella di Tare, l’ennesima prova provata durante il fallimentare derby di domenica scorsa. All’interno di una partita compromessa (colpa di tutti, nessuno escluso) l’allenatore ha preferito proporre un 2004 come Romero (che almeno ci ha messo la dignità), piuttosto che il famigerato Cabral, arrivato nell’ultimo giorno del mercato invernale dopo un mutismo del club che si è guardato bene dal rafforzare la squadra. Bene, Cabral non ha spazio neanche quando una partita è finita, mentre Kamenovic (un altro colpaccio...) vede a malapena i campi di Formello. Avevamo spiegato, alla fine del mercato di gennaio, come Sarri fosse più esterrefatto che deluso. Tutto poteva immaginare fuorché arrivare al 31 gennaio con zero operazioni. Sarri è stato una scelta convinta di Lotito, che ancora deve spiegare un concetto: per quale motivo durante la cena di Natale, lontana ormai anni luce, aveva annunciato il rinnovo di Sarri (con due parole “facciamo subito”) e invece sono trascorsi ormai tre mesi nel silenzio? Un presidente che annuncia ha due strade: procede oppure spiega perché non ha proceduto. Ora Lotito scelga, può darsi che lo faccia prima Sarri. L’intenzione sarebbe quella di andare avanti, ma servono fatti e non parole: se vuoi una Lamborghini e non ti puoi presentare al distributore di benzina per fare il pieno, tanto vale tornare alla confortante utilitaria di prima, con tutto il rispetto per i predecessori. Tare parla una lingua diversa, ha le sue abitudini, i suoi metodi nel fare una squadra. Non ci sono confronti, il direttore prende il Kamenovic o il Vavro di turno (potremmo continuare all’infinito) e li consegna all’allenatore. È evidente che non possa andare bene, senza dimenticare che sono spesso soldi scaraventati dalla finestra, lo dicono i fatti recenti. È inutile ricordare le prodezze di Tare, ci sono state (Luis Alberto, Milinkovic-Savic) ma sono lontane anni luce. Non si può giudicare un attore per un film eccellente di 5 o 6 anni fa, se gli ultimi sono stati flop clamorosi e al botteghino c’è stato il deserto. E neanche vale il concetto che, siccome Tare ha un contratto in scadenza tra un anno abbondante, tanto vale andare fino alla conclusione dell’impegno e poi al limite decidere. Non sarebbe una politica da grande club. Lotito glielo rinnovi subito, faccia anche un decennale a Tare, ma decida. Il resto è noia, anzi: aria fritta. FOTO: Twitter Lazio