Bernardeschi: “A 16 anni ho rischiato di dire addio al calcio. Su Allegri, Champions e scudetto…”

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Federico Bernardeschi, calciatore della Juventus, ha rilasciato una lunga intervista ai microfoni della Stampa. Ecco i passaggi più significativi: "Quando ho capito di avere talento? Da piccolino, ci ho sempre creduto. E ho fatto tanti sacrifici. È facile giudicare la vita di un calciatore: bellissima, ci mancherebbe, ma spesso sfugge quello che c'è dietro. Per anni sono andato avanti e indietro da Carrara a Firenze: prima con mamma in auto, poi in pulmino, poi in treno da solo. Intorno ai 14 anni mi sono perso? Il mio sviluppo è arrivato tardi, così mi sono trovato alto 1,50 circondato da compagni di 1,80: tutto era diventato difficile, a me servivano tre passi e a loro uno, faceva rabbia non riuscire a fare cose che prima mi venivano facilissime. Ma ho resistito e sono cresciuto anch'io. Non è stato comunque il mio momento peggiore: a 16 anni dovetti fermarmi sei mesi per un problema al cuore. Il ventricolo sinistro era più grosso di 8 millimetri, poi è rientrato tutto ma è stata dura: non avevano escluso che dovessi smettere. Che differenza ho trovato alla Juventus rispetto al passato? Soprattutto mentale: quando arrivi in una società programmata alla perfezione, con persone che lavorano per te 24 ore e non ti fanno mancare nulla, quando l'obiettivo comune è vincere, il tuo obiettivo diventa un salto mentale. Ogni giorno bisogna fare un passo in più. Allegri alterna bastone e carota? Credo sia giusto, sa dosare un giovane: ha tanta esperienza, ma la sua vera forza è l'aspetto mentale, psicologico. Avversarie per lo scudetto? Napoli, Roma e, un passo dietro, Inter. Vincendo a Verona, abbiamo dato un bel segnale. Il derby di Coppa Italia? Ci teniamo a fare bene e andare avanti in ogni competizione. Le sfide con il Torino sono sempre emozionanti: siamo pronti. La Champions League? È un obiettivo dal fascino particolare, inseguito molto serenamente: vogliamo arrivare più lontano possibile".   Foto: zimbio