GUNDOGAN COME L’ARABA FENICE, LA NUOVA RINASCITA DEL GUERRIERO DAL VOLTO BUONO
14.02.2018 | 09:25
Ilkay Gundogan è uno che non molla mai, punto. Senza timore di smentite, i fatti parlano chiaro. Probabilmente negli ultimi anni, tra i calciatori più celebrati, soltanto Pepito Rossi e l’ex Bayern Holger Badstuber, difensore oggi in forza allo Stoccarda, sono stati maggiormente bersagliati dalla malasorte. In questa stagione il ventisettenne centrocampista della Nazionale tedesca, di chiare origine turche, era già andato a segno due volte in Premier League, nel 4-1 rifilato al Tottenham e nel 4-3 subito dal Liverpool. Ieri, però, due gol li ha messi a segno nella stessa partita, vestendo i panni del mattatore nell’andata degli ottavi di finale di Champions League, disputata dal suo Manchester City al St. Jakob-Park di Basilea. Prima, al 14’ del primo tempo, ha aperto le marcature inserendosi perfettamente sul primo palo per incornare di testa, alle spalle di Vaclik, la sfera recapitatagli dalla bandierina da Kevin De Bruyne, principe europeo degli assist. Poi, al minuto 8 della ripresa, le ha chiuse con un fantastico destro a giro sul secondo palo dopo aver eluso con finta e dribbling il ritorno di un avversario. Prodezze inframezzate dalle altre due reti dei Citizens, siglate da Bernardo Silva (eurogol in piena regola) e dall’immancabile – nel tabellino dei marcatori – Kun Aguero. Un 4-0 che di fatto proietta la banda Guardiola ai quarti della ex Coppa dei Campioni, il secondo atto all’Etihad sarà una banale formalità. Tornando al nostro personaggio del giorno, è giusto soffermarsi sul suo calvario dilazionato. Nel giugno del 2013, ai tempi del Borussia Dortmund di Klopp, dopo la splendida cavalcata in Champions arrestatasi soltanto in finale contro gli acerrimi rivali del Bayern Monaco (suo il gol del momentaneo pareggio del BVB), sembrava fatta per il suo trasferimento al Real Madrid. Poi però quel maledetto problema alla schiena, tecnicamente si parlò di distorsione della spina dorsale, fece sfumare tutto. Dall’agosto del 2013 all’ottobre del 2014: quattordici interminabili mesi senza campo, niente Coppa del Mondo levata al cielo di Rio, la stessa carriera di Gundogan veniva considerata a rischio, data la delicatezza del problema. Ilkay per un periodo si lasciò andare, nel 2014 fecero scalpore gli scatti che lo immortalarono in abbondante sovrappeso: in quelle condizioni avrebbe potuto partecipare al massimo ad una filiniana contesa tra scapoli e ammogliati.
Ma poi risorse una prima volta dalle sue ceneri, come l’Araba Fenice. Nel maggio 2016, quando stava per prenotare il biglietto per la Francia unitamente alla sua Nazionale, il ginocchio fa crack: grave problema alla rotula, quattro mesi di stop e addio anche all’Europeo. Ciò nonostante il Manchester City del nuovo corso, targato Guardiola, il primo luglio ne ufficializza l’acquisto (contratto quadriennale e 27 milioni nelle casse dei gialloneri della Westfalia, all’epoca una cifra importante per un calciatore che andava in scadenza). Pep lo aspetta, Ilkay torna a disposizione a metà settembre e si guadagna subito la maglia da titolare. Due mesi da urlo: 16 presenze, 2 assist e ben 5 gol, compresa la doppietta decisiva nientemeno che al Barcellona. E giù, comprensibilmente, altri titoloni sulla nuova rinascita di Gundogan, tornato ai suoi livelli di top player, di centrocampista universale qual è, impiegabile sia da mezzala che da centrale o trequartista. Ma poi sul più bello, storia del 14 dicembre 2016, in occasione del match di campionato contro il Watford (di Mazzarri) il tedesco si rompe addirittura il crociato. Altro che iella, un autentico dramma, stagione finita. Ebbene, il guerriero dal sorriso buono ha superato anche quest’altro arduo ostacolo che il fato gli ha riservato nel corso della sua carriera. Ecco perché, al di là dello spessore tecnico del calciatore, una serata come quella di ieri andava celebrata. Anche da noi, che non potevamo che dedicare a lui il nostro approfondimento quotidiano. Chiudiamo con qualche numero. Ilkay nasce a Gelsenkirchen il 24 ottobre 1990, inizia a formarsi nel SV Hessler 06 e passa anche dal vivaio di SSV Buer e Schalke 04, prima di completare la trafila delle giovanili nel Bochum, club con cui esordisce nella seconda squadra in Regionalliga nel 2008-09. Immediata la chiamata del Norimberga, che l’8 settembre del 2009 lo fa debuttare in Bundes con lo stesso Schalke a tenerlo a battesimo. Dopo due stagioni, chiuse con uno score di 53 presenze, 8 gol e 6 assist, Gundogan passa per circa 4 milioni al Borussia Dortmund. All’ombra del Signal Iduna Park, il centrocampista mette in bacheca 1 Bundesliga, 1 Coppa di Germania e 2 Supercoppe nazionali, palmarès accumulato a corredo delle 157 gare ufficiali disputate, con 15 reti e 21 assist all’attivo. Il suo presente si chiama Manchester City, con il chiarissimo obiettivo Triplete dal momento che una corazzata come quella di Guardiola può, deve ambire a vincere tutto. E fra qualche mese, salvo sorprese, Gundogan dovrebbe prendere parte alla missione Mondiale in Russia, con la speranza di riuscire finalmente a scrivere pagine importanti per – e con – la sua Germania. Il fatto che un giocatore del suo calibro, a 27 anni suonati, sia riuscito a raggranellare appena 22 presenze e 4 reti in Nazionale maggiore, oltre alle 23 apparizioni nelle rappresentative juniores, dall’Under 16 all’Under 21, dovrebbe fare realmente imbarazzare il destino.
Foto: sito ufficiale Manchester City