Abraham e la Roma, bisognava solo incontrarsi
Ci sono storie che, per essere irradiate dai colori dell'arcobaleno, necessitano dei posti giusti e dei momenti opportuni. Condizioni in cui vedi come veramente sei e percepisci cose che non solo ti piacciono, ma che ami, come accaduto al gabbiano Fletcher ne "
Il Gabbiano Jonathan Livingston" di Richard Bach. Questione di compatibilità, di chimica, di scintilla che scocca. Tutto pare naturalmente portare a menzionare un calciatore e una squadra che si sono incontrati in un idilliaco matrimonio: parliamo di
Tammy Abraham e la
Roma. La prima stagione del Nazionale inglese nella Capitale del Belpaese è stata, finora, decisamente positiva (in attesa della finale di Conference League, che potrebbe renderla magistrale): ventiquattro gol, bigliettino da visita richiesto a un centravanti, ma tanto altro. Coinvolgimento nella manovra, tecnica distribuita non solo in area di rigore, propensione alle giocate associative. Un attaccante decisamente moderno, che vive e pensa nel gioco. A tutto questo bisogna aggiungere uno stupendo rapporto con
Mourinho e con la piazza, che l'ha accolto senza sbilanciarsi ma che ha imparato non solo a farselo piacere, bensì ad amarlo. Un po' come il gabbiano Fletcher. Anzi, come il gabbiano Tammy. Foto: Twitter Conference League