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ADEBAYOR, DAI TORMENTI ALLA SVOLTA CRYSTAL PALACE

27.01.2016 | 09:30

Maglia numero 25 ben salda tra le mani, sorriso smagliante: è iniziata ieri la nuova avventura di Emmanuel Adebayor. Ancora in Premier League, ancora a Londra. Il centravanti togolese, che fra un mese compirà 32 anni, chiuderà la stagione tra le file del Crystal Palace, che ieri ne ha ufficializzato l’ingaggio da svincolato. Lo scorso 13 settembre il Tottenham aveva infatti annunciato la risoluzione consensuale del contratto che sarebbe scaduto a giugno: un epilogo quasi inevitabile considerata la piega che aveva preso l’esperienza del giocatore tra le file degli Spurs. Arrivato a White Hart Lane nell’estate del 2011, Adebayor è andato avanti tra alti e bassi, lasciando il segno soltanto il primo anno (17 reti in Premier nel 2011-12) e nella seconda parte della stagione 2013-14 (chiusa con 14 gol all’attivo, coppe comprese), ossia dopo l’avvento di Tim Sherwood in panchina in seguito all’esonero di Villas-Boas, con il quale mai aveva legato e che lo aveva di fatto messo fuori rosa. Da dimenticare le annate 2012-13 e 2014-15, al di là delle 10 reti segnate nelle 51 apparizioni (su 113 totali).

 

Ma cosa ha davvero condizionato il rendimento di Emmanuel negli ultimi anni? Non sarebbe bello parlarne, se non lo avesse fatto il diretto interessato lo scorso maggio con un post su Facebook da circa 1 milione di like: “È vero che le questioni di famiglia dovrebbero risolversi all’interno, ma oggi penso valga la pena di condividerle. Ai miei parenti non ho mai fatto mancare nulla (in allegato anche foto di auto, ndr), tutt’altro, ma ad un certo punto mi hanno chiesto di costruire una casa per ciascuno e di corrispondergli uno stipendio mensile. Io sono ancora vivo e loro si sono già spartiti le mie proprietà, nel caso dovessi morire. Non scrivo queste cose per denunciare il comportamento dei miei parenti, ma solo perché voglio che altre famiglie africane possano imparare da questa storia”. Ecco il perché dei continui permessi personali chiesti al Tottenham, con continui viaggi in Togo che ne misero in qualche occasione anche a repentaglio la salute, basti pensare alla malaria contratta nel 2014. Liti continue, rapporti tormentati con la stessa madre e con una sorella, storie complicate che la prestante prima punta – colpevole evidentemente di saperci fare col pallone – sembra aver in qualche modo superato. Questo per lo meno si evince dalla prima intervista concessa al sito ufficiale del Palace: “Ho scelto gli Eagles perché sto bene qui a Londra, anche la mia famiglia è felice. La squadra gioca un bel calcio e in organico ci sono già un paio di miei amici. Spero di poter portare un buon contributo di esperienza e di aiutare il club a centrare gli obiettivi prefissati. Sono molto contento di quanto sono già riuscito a fare nella mia carriera, sono un ragazzo fortunato”.

 

Già, perché per diversi anni quello del nostro personaggio del giorno è stato un profilo da top player, come vedremo sintetizzando le tappe salienti del suo lungo percorso. Emmanuel nasce a Lomè il 26 febbraio del 1984 e fino ai 14 anni resta in patria, inseguendo il pallone con la casacca dell’OC Agaza. Nel 1998 si trasferisce in Francia ed entra nel settore giovanile del Metz per completare la sua formazione ed esordire, successivamente, in prima squadra nel 2001. Dopo un proficuo biennio vola al Monaco, dove con Deschamps si impone all’attenzione generale arrivando a sfiorare anche la Champions League, persa in finale nel 2004 contro il Porto di Mourinho. Dopo 102 presenze e 22 reti saluta il Principato: il 13 gennaio del 2006 Arsene Wenger fa versare circa 6 milioni di euro nelle casse della sua ex società e lo porta all’Arsenal. Gol a grappoli, 62 in poco più di tre stagioni, prima di fare nuovamente le valigie direzione Manchester, sponda City, con lo sceicco Mansour che sborsa ben 29 milioni per assicurarsi le sue prestazioni. Anche all’ombra dell’Etihad Adebayor conferma la proverbiale vena realizzativa (19 segnature in 45 partite), finché nel gennaio del 2011 non scocca l’ora del Real Madrid, che lo prende in prestito e gli fa vincere l’unico titolo della sua vita: l’annuale edizione della Coppa del Re. Esperienza positiva, certificata dalle 8 reti messe a referto, prima di salire sulle montagne russe Tottenham. Acqua passata: da oggi Emmanuel Adebayor, nato per il gol, agli ordini di Alan Pardew proverà a voltare definitivamente pagina e ad esaltare i tifosi del Crystal Palace.

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Foto: Twitter Crystal Palace