Agostinelli esclusivo: “In Albania esperienza positiva. Non vedo l’ora di tornare in panchina”
Una lunghissima carriera su e giù per l'Italia, prima da giocatore e poi da allenatore, passando anche per il ruolo di direttore tecnico (svolto per tre mesi in quel di Potenza) e di opinionista sportivo. Quindi, nel dicembre 2015, ecco una nuova esperienza, in Albania, sulle panchine di
Partizani Tirana prima e
Skenderbeu poi, avventura conclusasi soltanto pochi giorni fa, con la risoluzione consensuale del contratto. Stiamo parlando di
Andrea Agostinelli, tecnico marchigiano classe 1957, reduce da un'annata positiva in terra albanese e adesso pronto a rimettersi in gioco, naturalmente in panchina. Abbiamo intervistato Agostinelli in esclusiva per il nostro sito, tra passato, presente e prospettive future.
Dopo una lunga carriera in Italia, è arrivata l'avventura in Albania sulle panchine di Partizani Tirana e Skenderbeu. Come valuta questa esperienza? "È stata un'esperienza molto positiva, che mi lascia tantissimo. Sono riuscito ad entrare in un Paese diverso dal nostro, dove non è facile per un allenatore che arriva da fuori ottenere dei risultati abbastanza importanti. Quindi mi ritengo molto soddisfatto". Quali differenze ha potuto riscontrare tra il sistema calcistico italiano e quello albanese? "La grande differenza sta nella qualità. In Albania il calcio è molto fisico, mentre in Italia è molto più tecnico. A livello organizzativo, invece, l'Albania ha fatto dei passi da gigante negli ultimi 5-6 anni. Le società locali sono abbastanza organizzate, ho avuto riscontri positivi sotto tanti punti di vista. La stessa Nazionale, guidata in maniera eccellente da Gianni De Biasi, ha dimostrato che il calcio albanese è in continua crescita nell'ultimo periodo". Dopo i vari Hysaj, Berisha, Memushaj, Manaj, c’è qualche altro elemento in Albania pronto a misurarsi in Serie A? "Senza dubbio. Posso fare il nome di qualche giocatore che ho avuto il piacere di allenare durante la mia esperienza. Per esempio Latifi e Jashanica dello Skenderbeu, due ottimi giocatori e pronti per palcoscenici importanti. Invece nel Partizani Tirana c'erano diversi giovani molto interessanti in ottica futura, come Fili, Ramadani e Bardhi". Tornando al campionato italiano, Napoli, Lazio e Atalanta, società che lei conosce molto bene, negli ultimi anni hanno fatto un grande lavoro: dove possono arrivare? "Il Napoli conferma che l'ottimo progetto di De Laurentiis sta andando avanti a gonfie vele. Nonostante negli anni abbia perso giocatori importanti come Cavani, Lavezzi e Higuain, è riuscito ad imporsi ad alti livelli. La Lazio è sempre tra le prime sei del campionato, quindi senza dubbio è una realtà positiva. Forse manca ancora qualcosa per fare il salto definitivo e puntare costantemente alla Champions, però si può dire che la squadra si è assestata tra le prime sei di A e questa è già una buona cosa. Per quanto riguarda l'Atalanta, è uno stile di vita spettacolare. Bergamo è una piazza caldissima, lo stadio diventa una bolgia e durante la settimana si può lavorare in maniera tranquilla. Soprattutto hanno una filosofia, quella di valorizzare il settore giovanile. Bergamo è la città ideale per far crescere un giovane e si vede dai risultati". Lei, a inizio carriera, ha utilizzato spesso e volentieri la difesa a 3. Un sistema di gioco che negli ultimi anni, dopo esser stato accantonato, è stato rispolverato anche da grandi allenatori come Conte, Allegri, ma anche Guardiola. Cosa ne pensa di questa scelta? "Ci sono momenti in cui un allenatore può valutare un modo di giocare diverso, ma quello che conta davvero è l'atteggiamento: un modulo non è mai vincente. Puoi giocare a tre o a quattro, magari adattando il modulo in base alla squadra che hai a disposizione, ma la cosa più importante è sempre l'atteggiamento dei giocatori in campo. Pertanto ritengo che il modulo sia solo un completamento del lavoro di un allenatore". Cosa c'è nel futuro di Agostinelli? "Voglio fare l'allenatore e non vedo l'ora di tornare in panchina. Voglio subito ritornare in pista, sono prontissimo. E sicuramente c'è un pensierino anche per tornare in Italia". Mauro Cossu