Questione di ritmo, si può dire. Questione di saper dividere le sillabe in metrica. Perchè bastano una manciata di secondi a David Alaba per mettere in discesa l'andata dei quarti di finale di Champions League contro la Juve. Un bolide dalla distanza, di sinistro. Venticinque secondi, meno di mezzo minuto, per beffare Buffon, con tiro velenoso, pieno di rabbia. Una roba spaziale. Sarà contento il padre, rapper e dj nigeriano: gli ha rubato il mestiere. Del resto, toccare alcune note, così alte, non è da tutti. Alaba ci è riuscito contro ogni pronostico. Nella notte in cui tutti si aspettavano le magie di Pirlo o Robben, Ribery o Muller, va a finire sotto i riflettori Alaba, numero 27 del Bayern Monaco, un ragazzino di passaporto austriaco classe '92 sconosciuto ai più. Cresce nell'Aspern, poi passa nell'Austria Vienna. Appena cinque presenze nella squadra delle riserve e nel 2008, all'età di 16 anni passa nel settore giovanile del Bayern Monaco. Ci resta poco, una stagione appena, perchè la dirigenza tedesca decide che può già aggregarsi ai big insieme ai compagni Ekici e Contento. Esordio in Bundesliga nel 2010: entra in corsa e serve un assist vincente a Ribery. Veste la maglia di uno dei club più forti del mondo, il battesimo di fuoco avviene da minorenne, c’è tempo anche per un gettone in Champions. Poche chance di mettersi in vetrina per Alaba. Quindi va un anno in prestito all'Hoffenhaim (2011), prima di rientrare alla base per ritagliarsi un posto importante come jolly di centrocampo e difesa. Il Bayern Monaco l'ha blindato con un contratto in scadenza nel 2015. Qui si crede nei giovani, si crede nelle qualità di Alaba che da sempre fa parte della Nazionale austriaca. Col Bayern ha già superato le 50 presenze, con l’Austria siamo già a quota 24. E’ un astro nascente. Anzi, un astro che brilla di luce propria. Da tempo. Ma serviva un gol pesantissimo per restare accecati.