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ALEX TURBO

27.11.2015 | 00:20

Alex Sandro per l’anagrafe. Alex Turbo per chi ha avuto il piacere di seguirlo nel Porto. E di ammirarlo ora, finalmente, nella Juve. Con mille saluti e diecimila telegrammi personalizzati a chi aveva messo minimamente in discussione la bontà dell’operazione. Certo, discuteremo e discuteranno sempre sui 26 milioni – bonus compresi – scuciti a pochi mesi dalla scadenza di contratto con il Porto. Ma quell’investimento è stato necessario per due motivi. Il primo, quello più importante: anticipare la concorrenza, Manchester City in testa, che altrimenti in questi giorni avrebbe offerto cifre faraoniche di ingaggio pur di assicurarselo. Il secondo, non trascurabile: stiamo parlando di un ragazzo che, proprio per le enormi e indiscutibili qualità, è predestinato a essere il titolare fisso per i prossimi cinque-sei anni sulla corsia mancina. E forse ci siamo tenuti un po’ stretti.

La strategia della Juve è stata perfetta: ha fatto credere di essere a un passo da Siqueira, in realtà aspettava messaggi dall’entourage di Sandro. Dopo un asfissiante pressing, con Paratici in prima linea e pur sapendo che l’eventuale braccio di ferro con il club lusitano sarebbe stato deleterio. Quando gli agenti di Alex hanno trovato i motivi per convincere il Porto ad allentare la morsa, il rischio sarebbe stato quello di perderlo a zero, la Juve si è materializzata. L’intesa sul l’ingaggio era stata raggiunta da un pezzo. La finta su Siqueira, a dispetto di tanti titoli e annunci televisivi (“è fatta, sta arrivando, manca soltanto la firma”), aveva procurato i benefici sperati. Perché la primissima scelta parlava sì il brasiliano, ma quello di Alex Sandro e non del laterale dell’Atletico Madrid. Gli altri erano riempitivi. I famosi depistaggi.

Ora, è normale pensare che ogni allenatore abbia i tempi tecnici di inserimento. C’è chi, dinanzi a un investimento così cospicuo, non aspetta un minuto ed espone in vetrina il diamante sottratto a una concorrenza fatta anche di sceicchi. Ma c’è anche chi, un po’ per rispetto delle gerarchie (leggi Evra nel caso specifico) e molto per non giocare d’azzardo, preferisce attendere il momento fatale. Allegri appartiene alla seconda categoria, ognuno agisce in base a quelle che sono le sensazioni e le competenze. Ma già da qualche spezzone si era capito che Alex Sandro non sarebbe stato un flop e che nessuno avrebbe potuto rimproverare Marotta e Paratici di aver scaraventato i milioni dal ventesimo piano di un grattacielo. Gli spezzoni si sono trasformati in visibilità assoluta, totale. Alex non vedeva l’ora, quel gioiello ora luccica nella vetrina bianconera, il ragazzo si è messo subito di buzzo buono e ha sprigionato il meglio del repertorio. Ovvero: facilità di corsa, progressione, tecnica pura e sorpassi sulla tangenziale di sinistra con assist al bacio per la felicità degli attaccanti che non vedevano l’ora. Prima Dybala contro il Milan, poi Mandzukic sulla pelle del Manchester City: alla console c’era sempre il nostro amico, ha messo il disco giusto e gli amici di Allegri ballavano e schiamazzavano. Pazzi di felicità. Convinti, soprattutto, che il nostro amico alla console si divertirà sempre più.

Alex Turbo: ora sì che la Juve può andare di corsa.

 

Foto: bleacherreport