ALEXANDER TETTEY, IL NUOVO INCUBO DI VAN GAAL
20.12.2015 | 11:34
Ai 75 mila spettatori dell’Old Trafford che ieri hanno fischiato il Manchester United e – in particolar modo – Louis Van Gaal si è aggiunto un complice davvero niente male. Stiamo parlando di Alexander Tettey, autore del secondo decisivo gol che ha giustiziato i Red Devils a domicilio, regalando al Norwich un successo per 2-1 a dir poco insperato, pesantissimo in ottica salvezza. Se l’iniziale vantaggio di Jerome al 38′ aveva chiuso la prima frazione sul segno “2” contro ogni pronostico, la seconda marcatura del norvegese è da manuale del calcio: palla scippata a Rooney a centrocampo, contropiede fulminante orchestrato con la partecipazione del numero 10 dei gialloverdi, il cui assist viene insaccato con un destro secco sul primo palo, lì proprio dove De Gea non se l’aspettava. L’1-2 di Martial 12 minuti più tardi renderà poco meno amara una sconfitta clamorosa: dopo il ko in casa del Bournemouth e lo 0-0 interno contro il West Ham, sulla tabella di marcia di fine 2015 stilata da Van Gaal mancano a referto ben 8 punti sui 9 previsti. E il quarto posto dopo 17 giornate a quota 29, al pari di Tottenham e Crystal Palace, con un distacco di ben 9 lunghezze dal Leicester capolista non rappresenta di certo un rendimento da top della classe. Il che deve preoccupare non poco il tecnico olandese, specie quando a spasso c’è gente del calibro di Josè Mourinho, in attesa del cadavere su uno dei fiumi più prestigiosi d’Europa. Se la sua panchina è oggi ancor più traballante, buona parte del merito spetta proprio a Tettey, la cui storia professionale è alquanto particolare.
Nato e cresciuto in Ghana fino al 1999, all’età di 13 anni la sua famiglia decide di lasciare Accra e di spostarsi in Norvegia, in cerca di miglior fortuna. Prima Bodo, poi Trondheim, con lo stesso intatto sogno nella propria valigia: imporsi nel mondo del calcio. E la sua prima grandissima occasione arriverà nell’estate del 2003, quando Harald Martin Brattbakk e Odd Inge Olsen, ex calciatori del Rosenborg, lo notano tra le giovanili del Kolstad e lo consigliano alla dirigenza bianconera. La svolta sembrerebbe dietro l’angolo, ma non si rivelerà così immediata: il trasferimento al club più titolato di Norvegia va sì in porto, ma in due anni Tettey colleziona la miseria di due presenze (oltre allo scudetto, evidentemente non vissuto da protagonista), troppo poco per una sua riconferma a questi livelli. Viene dunque mandato in prestito a giocare a Oslo, nello Skeid, modesta squadra di seconda divisione, ma anche lì faticherà molto a trovare spazio. Ciononostante la casa madre decide di richiamarlo alla base e di dargli una seconda chance. Puntualmente ripagata al meglio delle proprie possibilità: Tettey risulta spesso decisivo anche a gara in corso, arrivando a collezionare nella seconda parentesi bianconera – durata quattro anni – 131 presenze, 23 centri, la gioia del secondo titolo nazionale nel 2006 e della convocazione in Nazionale maggiore (di cui è ormai un veterano, avendo ricevuto lo scorso 3 settembre anche il Gullklokka, un riconoscimento che gli scandinavi donano a chiunque abbia raggiunto almeno 25 presenze nello sport per il proprio Paese). Le strade si dividono proprio quell’estate, quando l’offerta del Rennes gli spalanca le porte della Ligue 1. Un triennio discreto che gli varrà il definitivo salto di qualità chiamato Premier League proprio con la maglia del Norwich, che il 24 agosto del 2012 ne ufficializza l’arrivo. Gol con il contagocce (e un contratto in scadenza a giugno 2016 da tenere d’occhio), ma quando arrivano sono davvero pesanti. Noi italiani ce lo ricordiamo per averci punito lo scorso 13 ottobre nell’ultima gara delle qualificazioni verso Euro 2016, poi vinta dagli azzurri grazie alle reti nella ripresa di Florenzi e Pellè. Un fendente comunque molto meno profondo di quello che rischia di aver inferto sulla pelle e sulle ambizioni di Van Gaal. Che tutto avrebbe potuto immaginare della propria carriera, tranne che rischiare l’esonero per colpa di un attaccante ghanese naturalizzato norvegese. Da ieri un po’ meno gregario e un po’ più caporale maggiore.
Foto: Norwich on Twitter