Angelovski: “La mia Macedonia, il calcio italiano, l’esempio Sacchi e Pandev unico”

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Igor Angelovski distribuisce pillole di saggezza. L’uomo è ambizioso, ha da poco sbancato in Germania: qualificazioni per i Mondiali, non partitella del giovedì. E gli Europei in arrivo lo fanno diventare un ct realizzato: è entrato nella storia con la Macedonia del Nord e i suoi 45 anni - a giugno - gli trasmettono la sicurezza di chi ha mille panchine alle spalle. Il ct si è raccontato in esclusiva per noi. Angelovski, 31 marzo 2021: Germania-Macedonia del Nord 1-2. Sembrava fantacalcio. “Pandev al 45’ primo tempo più 2 di recupero. Elmas al 40’ del secondo tempo. Non potrò cancellare dalla memoria, ricordo i mille messaggi a fine partita. Io avevo una necessità”. Quale? “Telefonare a mia moglie contagiata dal Covid. Lei era in estasi per me, io ero preoccupato per lei. Adesso le cose vanno meglio”. Sintetizzi il suo calcio. “Noi guardiamo avanti, costruiamo. Non è vietato scaraventare il pallone in tribuna quando sei in difficoltà, ma lo è quando devi giocare e non ti degni”. Lei ha collezionato numeri da sballo. “Quando ho preso la Macedonia eravamo sul gradino numero 166 della classifica FIFA. Sei anni dopo ne abbiamo scalati 108, mi sembra di sognare. Io arrivavo da quattro trofei conquistati in due anni, ma era un’altra storia. Prima di me Toshack e Katanec avevano potuto fare ben poco”. Perché? “La Macedonia era un puzzle. Bisognava cambiare la mentalità di ragazzi con radici turche, albanesi, bulgare, serbe, di tutto un po’. Ora ascoltiamo l’inno e siamo assaliti dai brividi, ma senza Goran sarebbe stato impossibile”.  Goran Pandev. “Gli ho spiegato che il suo ritorno era indispensabile, ci serviva il leader. Non potete intuire cosa rappresenti Goran per noi. Più di Modric per la Croazia”. Addirittura. “Rispetto a Luka, ecco la differenza, Pandev non ha accanto gente che gioca nel Barcellona o nel Chelsea. Quindi, bisogna pedalare con la forza delle idee. Goran è stato fantastico”. Angelovski si è presentato con una vittoria. “Sì, 4-1 sul Montenegro, avevo 37 anni, ma ho intuito che giocando in quel modo non avremmo fatto molta strada. Ho imparato da Gasperini e Juric, da quel Palermo fortissimo che con Dybala, Vazquez, Ilicic e Miccoli non riuscì a evitare una stagione negativa. Dove sono Gasperini e Juric, ora? Me lo dica lei...”. Sono allenatori in copertina. “E si sono affermati a prescindere da qualche stagione complicata. Gasperini propone il calcio migliore in Serie A. Juric è un mostro di lavoro. A me sono servite due partite contro l’Italia per capire i progressi”. Ce le racconti. “La prima volta stavamo vincendo 2-1 e tolsi un attaccante, consentendo a Bonucci e Chiellini di guadagnare quei venti metri che permisero all’Italia di recuperare. Nella gara di ritorno evitai di commettere la stessa sciocchezza e uscimmo indenni da Torino, finì 1-1”. Come si batte le Germania? “Le avvisaglie, la settimana prima contro la Romania: finì 3-2 per loro, ma costruimmo altre cinque palle-gol. Quando affronti una big non puoi stare bloccato dietro e perdere 1-0, quale sarebbe il vantaggio? Quella notte contro la Germania segnammo entrambe le volte su azione, con cinque dei nostri nella loro area di rigore. Sa qual è la soddisfazione?”. Qual è? “Il pareggio di Gundogan avrebbe smontato chiunque. Un’altra squadra si sarebbe messa in attesa, l’1-1 sarebbe stato un trofeo, invece non abbiamo smesso di crederci. E quel gol di Elmas è stato un premio al nostro coraggio. Ha letto i pronostici?”. Sinceramente no. “Ci hanno messo come favoriti nel girone degli Europei. Noi e l’Olanda davanti a Ucraina e Austria. Sembra una barzelletta, non ci faremo condizionare. Non so dove arriveremo, so come ci comporteremo: giocheremo”. Ha un rammarico? “Sì, quando noto che i vari Pandev, Nestorovski, Elmas da voi hanno poco spazio. Da me avranno fiducia eterna, ma è una cosa che non digerisco”. Quando finirà il suo ciclo con la Macedonia? “Non lo so, ma il mio successore mi ringrazierà. Gli lascerò uno squadrone”. Le piacerebbe la Serie A? “La seguo dai tempi di Sacchi, ammiro Mancini. La mia massima è una”. Ce la dica. “Non deve essere l’Italia a convocare me. Ma io a chiamare l’Italia, con la forza dei risultati. Più o meno come Ivic...”. Non comprendiamo il parallelo. “Ivic vinse quattro volte di fila con l’Hajduk, ma per farsi notare dovette mandare in crisi l’Amburgo di Hrubesch, Magath e Kaltz, storia di oltre 40 anni fa, lo stesso Amburgo che poi avrebbe perso la finale di Coppa Campioni contro il Nottingham Forest. Ecco, mi servirà un’impresa come quella e presto sarò da voi...”. Cos’è la Macedonia del Nord oggi? “Un Paese di 2 milioni di abitanti. Talmente cresciuto grazie al calcio che, quando leggo cosa scrivono di noi, sembriamo un popolo di 20 milioni”.       Foto: Alfredopedulla.com