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ASMIR BEGOVIC, L’UOMO DELLE FREDDE E PIOVOSE NOTTI A STOKE-ON-TRENT

14.07.2015 | 11:05

“But can he do it on a cold rainy night in Stoke?” è diventato un vero e proprio tormentone tra gli appassionati di calcio inglese. Usato – sui social network – ironicamente quando si parla di qualcuno abile in un particolare campo ma che potrebbe trovare difficoltà in condizione estreme come sul campo dello Stoke, questa frase è stata pronunciata per la prima volta nel corso di un noto programma sportivo inglese in cui, mentre si parlava di Leo Messi, ci si interrogava se anche in un campionato sicuramente più complicato – vuoi per le difficoltà climatiche, vuoi per le difese più dure – come quello della Premier il talento del Barcellona potrebbe ottenere gli stessi risultati. Perché proprio lo Stoke? Perché i biancorossi sono una delle squadre che, pur non potendo contare su giocatori di grande qualità come molte squadre decisamente più preparate, sono riusciti a fare del proprio campo un fortino in cui più e più volte sono cadute diverse big in lotta per il titolo. Una squadra che punta più sul difendersi che sull’attaccare ma a cui il campo, sotto molti aspetti, ha dato spesso ragione. Tra gli artefici delle ultime annate positive dei Potters c’è sicuramente il portiere Asmir Begovic, che per tanti anni ha alzato un vero e proprio muro davanti alla porta dello stadio di Stoke-on-Trent e che ha contribuito – assieme alla forza dei difensori e alle rigide condizioni climatiche che complicano le cose agli attaccanti avversari – a creare questo mito dello Stoke, tra serietà e ironia.

 

Pur essendo nato nell’ex Jugoslavia (più precisamente a Trebigne, poi diventata parte della Bosnia) i primi passi nel mondo del calcio Begovic li ha mossi dopo il trasferimento in Germania della sua famiglia. Il salto di qualità però arriva quando appena 16enne decide di tesserarlo il Portsmouth. Dopo aver esordito con il club del Fratton Park, l’estremo difensore non ha mai disfatto le valigie per più di un anno, passando per La Louviere, Macclesfield Town, Bournemouth, Yeovil, Ipswich prima di arrivare in quella che per cinque anni è stata la sua casa: lo Stoke.  E’ il primo di febbraio del 2010 quando i Potters sborsano poco più di 3 milioni per assicurarsi l’ex Portsmouth, che era stato vicinissimo a vestire la maglia del Tottenham. Il debutto con la maglia biancorossa arriva ad aprile quando sostituendo Sorensen subentra nel match contro il Chelsea vinto dai Blues per 7-0. Un disastro. Begovic però non si dà per vinto, col tempo diventa il portiere titolare del club e cresce partita dopo partita diventando uno dei portieri più apprezzati e corteggiati della Premier, tanto che la sua cessione quest’anno sembrava davvero inevitabile. Lo sapeva la Roma che ha provato a prenderlo ma alla fine il destino ha voluto che ad accoglierlo fosse proprio quel Chelsea dell’esordio da incubo che, orfano di Cech, ha deciso di puntare sul bosniaco.

 

Begovic è stato anche al centro di un curioso caso per la sua nazionalità. Il portiere – avendo vissuto anche in Canada per tanti anni con la propria famiglia – ha il doppio passaporto e per un paio d’anni ha vestito la maglia delle nazionali giovanili canadesi. Convocato persino in Nazionale Maggiore in due occasioni non scese in campo e a alla fine si inserì la Bosnia che riuscì a convincerlo a difendere i pali della propria Nazionale (di cui ormai è un punto fisso).  A Londra Begovic raccoglierà un’eredità pesantissima, quella di Petr Cech che per molto tempo ha infiammato con le sue parate i cuori dei tifosi del Chelsea. Non sarà facile ritagliarsi spazio vista anche la presenza in rosa di Courtois che dovrebbe – salvo colpi di scena – essere il titolare e avere le spalle coperte in caso di necessità proprio dall’ex Stoke. Ma Begovic ha tutto per provare a lottare per un posto da titolare, del resto non si è mai arreso, nemmeno nelle fredde e piovose notti a Stoke-on-Trent…

 

Foto: Twitter ufficiale Chelsea