DAVIDE ASTORI NEL CUORE D’ITALIA, LA CARRIERA IN NUMERI DI UN RAGAZZO PERBENE

È stata una domenica totalmente surreale. Il calcio italiano si è fermato, giustamente, per piangere la morte improvvisa di Davide Astori, il capitano della Fiorentina ritrovato senza vita nella sua stanza dell'hotel di Udine dove alloggiava con la squadra, in vista del match contro la squadra di Massimo Oddo che avrebbe dovuto disputarsi nel pomeriggio di ieri. Le parole sono finite, sia per la tragedia in sé, che si è portato un ragazzo perbene, solare e mai sopra le righe di 31 anni, papà di una bimba di 2, sia perché tutti coloro che lo hanno ricordato hanno speso le considerazioni più belle che un uomo - prima ancora che uno sportivo, un calciatore - possa vedersi dedicate, con la consapevolezza che nel caso di Asto i pensieri in questione rispondevano al vero. Noi all'interno di questo spazio, come sapete, tratteggiamo quotidianamente il profilo di un personaggio messosi in luce nelle ore precedenti o in generale alla ribalta nel periodo in questione. Oggi no. Dopo avervi riepilogato ieri le tappe della carriera di Davide, oggi la cristallizziamo in numeri. Freddi, forse, perché i numeri sono tali, a maggior ragione quando non potranno più cambiare, ma utili per fissare nero su bianco tutto ciò che questo difensore, nazionale azzurro, ha prodotto nel suo percorso sul rettangolo verde.



289 le presenze in Serie A, a far data dall’esordio regalatogli il 14 settembre del 2008 da Massimiliano Allegri, all’epoca allenatore del Cagliari, il primo a credere in lui ai massimi livelli, in occasione della sconfitta di Siena.

378 le gare ufficiali disputate nel complesso da professionista, l’ultima domenica 25 febbraio, chiusasi con la vittoria di misura sul Chievo.



18 le partite nelle Coppe europee, 16 in Europa League - tra Fiorentina e Roma - e 2 in Champions con la casacca giallorossa indosso.

14 come il giorno dello scorso luglio in cui Pioli lo nominò pubblicamente capitano della Fiorentina; ma anche come le apparizioni con la maglia della Nazionale maggiore, l’ultima contro Israele lo scorso 5 settembre, la prima il 29 marzo del 2011: amichevole contro l’Ucraina vinta per 2-0 a Kiev (gestione Prandelli), nella quale Davide collezionò una delle rarissime espulsioni della sua carriera, 4 in tutto: le altre tre suddivise tra Cagliari (2) e Firenze (1), ma sempre per doppia ammonizione. Sì, perché Astori era un difensore forte ma elegante e pulito, niente interventi cattivi, solo la giusta ruvidezza in marcatura. Lo stesso numero, il 4, indica anche le presenze con l’Italia Under 18 e anche il giorno della sua morte. 10 le stagioni consecutive di militanza in Serie A, 10 come il giorno del settembre 2017 che lo ha visto realizzare la sua ultima rete, nel 5-0 di Verona contro l’Hellas.



6 le società che lo hanno avuto in organico: Pizzighettone e Cremonese agli esordi (in prestito dal Milan), poi Cagliari, Roma e Fiorentina.

2001 l’anno in cui fece il suo ingresso nel settore giovanile del Milan, senza mai arrivare a difendere i colori della prima squadra.

86 le ammonizioni ricevute, 89 calcolando anche quelle in Nazionale.

9 i gol realizzati nelle 12 stagioni lungo le quali si è sviluppata la sua carriera, 8 a livello di club e 1 con la maglia azzurra.

7 gli assist vincenti forniti ai compagni, ma anche il giorno della sua nascita (7 gennaio 1987 a San Giovanni Bianco, nel bergamasco).

13 il numero di maglia che lo ha accompagnato per tutta la carriera, scelto perché era quello di Alessandro Nesta, modello al quale si era sempre ispirato. Eccezion fatta per l’anno trascorso a Trigoria, nel quale vestì la maglia numero 23.

189 i centimetri di altezza, distribuiti su 80 kg.

32.726 i minuti, esclusi quelli di recupero, che ha trascorso su un campo di calcio da professionista.

0 i trofei conquistati, l’unica nota stonata di una carriera che gli ha regalato tante soddisfazioni ma non titoli. Per qualità, caratteristiche tecniche e spessore umano ne avrebbe meritati in abbondanza.

Foto: Twitter Fiorentina