AUGUSTO FERNANDEZ, IL JOLLY TUTTOFARE PER LA MEDIANA DEL CHOLO
02.01.2016 | 12:00
“Voglio ringraziarlo per il suo comportamento e il suo attaccamento al Celta: lo dimostra la sua voglia di giocare contro l’Athletic Bilbao pur essendo già a conoscenza di tutte le situazioni che lo riguardavano. Lo ringrazio con tutto il cuore e gli auguro il meglio in qualsiasi squadra vada”. Così il tecnico del Celta Vigo, Eduardo Berizzo, alla vigilia della sfida casalinga contro l’Athletic Bilbao dello scorso 30 dicembre (poi persa 1-0), aveva di fatto salutato Augusto Fernandez, pronto a vestire la maglia dell’Atletico Madrid dopo quattro intense stagioni all’ombra del Balaídos. E più di un indizio era scaturito già dalle parole del Cholo Simeone che, qualche ora prima, aveva ammesso di non disdegnare affatto un’abbondanza di elementi nella zona nevralgica del campo. Detto, fatto: prima Kranevitter, poi il mediano di Pergamino classe 1986. Il grave infortunio rimediato da Tiago a fine novembre (frattura della tibia, out almeno quattro mesi) è stato più che degnamente rimpiazzato. L’annuncio ufficiale è arrivato ieri sera: dopo aver svolto le visite mediche, Fernandez ha firmato un contratto fino al 30 giugno del 2019. Costo dell’operazione: 6,5 milioni di euro. Adesso, quasi come un magico colpo di spugna, i suoi obiettivi personali e di squadra hanno subito un deciso upgrade: la vittoria della Liga (a oggi, comunque, una chimera, considerato il Barcellona dei tre marziani) e andare più avanti possibile in Champions League, dove il sorteggio per gli ottavi ha sentenziato il tutt’altro che proibitivo doppio confronto con il Psv.
Ventinove anni compiuti lo scorso 10 aprile, Augusto Fernandez può essere definito senza troppi fronzoli il classico jolly di centrocampo, quello che ogni allenatore vorrebbe avere nella propria rosa. Il suo ruolo naturale è di mediano puro, ma sa abilmente destreggiarsi anche come regista davanti alla difesa, da mezzala destra in un centrocampo a tre o a cinque o addirittura come esterno alto in un tridente offensivo. Fisico non esattamente longilineo (177 centimetri di altezza per 71 chilogrammi), quest’anno è sceso in campo finora solo in 7 occasioni, contribuendo dunque solo in minima parte ai sorprendenti 31 punti in 17 giornate che il Celta ha messo a referto nel suo splendido girone d’andata (quinto posto in classifica, a due lunghezze dal Villarreal). Doti tecniche? Una su tutte: la velocità di pensiero, quella che Simeone apprezza di più. Se Fernandez sa rubare tantissimi palloni, è merito soprattutto del fatto che riesce a capire con largo anticipo le intenzioni degli avversari. Una volta con la sfera tra i piedi, tuttavia, non la considera alla stregua di una “patata bollente”: sa costruire gioco, verticalizzare, far calare i ritmi della partita quando serve e provare anche la conclusione da fuori area. Caratteristiche che gli hanno permesso di imporsi fin dai tempo delle giovanili del River Plate, dove dagli 11 ai 17 anni ha vinto praticamente tutto. Dopo tre annate nella prima squadra biancorossa (ricche di soddisfazioni, culminate con lo scudetto vinto nel 2008 e con la piena approvazione del tecnico Passarella e del pubblico del Monumental), nel 2009 ecco la breve e inedita parentesi nel Vecchio Continente, al Saint-Etienne, prima di tornare in patria, al Velez Sarsfield. Un biennio al sapore di svolta: 86 presenze, 18 reti complessive, la prima chiamata in Nazionale e gli occhi di mezzo mondo puntati su di lui. Il resto è storia recente: ritorno in Europa, stavolta al Celta, di cui era capitano dalla scorsa stagione. Ora una nuova sfida, ancora più difficile. A 29 anni per Fernandez è giunto il momento di sentirsi un vincente a tutti gli effetti.
Foto: AM on Twitter