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Barella: “Preferisco essere antipatico ma autentico. In partita oggi sono più sereno”

17.10.2024 | 14:46

Quest’oggi sul canale Youtube del giornalista Matteo Caccia è stato pubblicato un altro estratto dell’intervista di Nicolò Barella. Il centrocampista parla della sua evoluzione mentale negli ultimi anni, e del grande legame con la Sardegna, che ha scolpito la sua personalità.

La sua vita: “Non pubblico tante cose sui social, mi piacerebbe raccontare un po’ più di me perché magari sembro lontano dai tifosi. Voglio spiegare meglio chi sono. Ho 4 figli, mi piace tutto dell’essere padre, è una scelta che ho fatto da giovane. Sono cresciuto in una famiglia numerosa, tutti hanno fatto i genitori. Ho visto crescere, mi ha sempre incuriosito questa cosa. Quando ho incontrato Federica, mia moglie, ho deciso di mettere su famiglia perché l’ho sempre desiderato. Spero di essere un buon padre, presente, essere partecipe della loro vita e renderli felici nel tempo che posso dedicare loro quando non ci sono le partite”.

Il calcio: “Il calcio resta una passione perché è un gioco prima che un lavoro. Ci sono cose non piacevoli in questo mondo come per esempio le critiche, soprattutto sui social. Questo diventa un impegno per la testa, magari porti malumori a casa. Nella vita di un calciatore conta, da piccolo non pensavo ci sarebbero state così tante sfaccettature”.

I ricordi d’infanzia: “I sacrifici li facevano i miei genitori, è quello che oggi farei per i miei figli: li ringrazio di tutti gli insegnamenti. Per me non è stato un peso perché ho coltivato tante amicizie, mi sono divertito da morire. Posso solo dire grazie al calcio. Da grande le cose diventano più impegnative. Non so se ci sia stato un momento in cui ho detto che sarei diventato un professionista. Quando venivo convocato in nazionale ho cominciato a pensarci, visto che lì vanno i migliori. Dopo il salto dalla Primavera alla prima squadra non ero pronto, ma mi dicevo che potevo starci lì. Magari non pensavo di diventare un giocatore dell’Inter o della Nazionale, ma ho sempre lavorato perché succedesse. Era già tanto allenarmi con i miei idoli, una roba folle. Sono pochi che arrivano lì e sono pronti, a tutti serve tempo di imparare e maturare”.

La Sardegna: “La caratteristica più ‘sarda’ e ‘cagliaritana’ è di essere duro e tosto nelle idee e nel modo di essere. Il fatto di non ‘vendersi’, che forse non è la parola adatta. Io non mostro quello che non sono, io preferisco essere antipatico ma autentico. Sono onesto. Ci sono anche delle caratteristiche del mio modo di essere che non tutti concepiscono e che sto cercando di limare. Ma preferisco sbagliare che nascondermi”.

L’evoluzione mentale: “Sono cambiato tantissimo, mi piaceva fare le ‘guerre’, litigare, cose che non facevano bene a me e a chi mi stava intorno. Magari mi facevo dei film, ora sono molto più sereno, anche nell’interpretazione delle partite. Stare con i miei figli mi ha insegnato che ci sono problemi più grandi, ho capito che il calcio è importante, ma esistono cose più importanti. Il pensiero altrui può essere importante, ma deve rimanere lì. Le vere cose della vita sono dentro casa”.

Foto: Instagram Azzurri