Berlusconi, Galliani e l’ultima notte di Milan: la fine di un’era
Il condizionale in materia è d’obbligo, ma questa dovrebbe davvero essere l’ultima notte del
Milan targato
Silvio Berlusconi. Dopo una serie continua di rinvii, accordati a suon di caparre, per la mattinata di oggi è infatti previsto il famigerato
closing. Ben 251 giorni dopo il preliminare sottoscritto lo scorso 5 agosto,
Yonghong Li, dopo mille peripezie, sta per prendersi definitivamente il club rossonero anche grazie all’apporto del fondo statunitense
Elliott, decisivo ai fini del reperimento dei 370 milioni rimanenti per la conclusione dell’affare. Per il
Milan e il calcio italiano tutto si tratta della fine di un’epoca, iniziata il 20 febbraio del 1986, quando l’ex Cav rilevò in tribunale da
Giussy Farina una società derelitta per catapultarla quasi subito nell’Olimpo dei più grandi. Un’era nel complesso ricchissima di successi, parzialmente offuscata dalle cinque stagioni precedenti (le ultime tre conclusesi con la mancata qualificazione alle Coppe europee). Ma quest’anno, con la Supercoppa italiana levata al cielo di Doha, il
Diavolo è tornato a rimpolpare la bacheca, portando a 29 il numero totale di trofei conquistati con al timone l’oggi 80enne
Berlusconi, il presidente più vincente della storia insieme al mitico madridista
Santiago Bernabeu. Questo il palmarès della gestione uscente:
8 scudetti,
7 Supercoppe italiane,
1 Coppa Italia,
5 Coppe dei Campioni-Champions League,
2 Coppe Intercontinentali,
1 Mondiale per Club e
5 Supercoppe Uefa. Un numero esorbitante, che ha consentito per un periodo al
Milan anche di presentarsi come club più titolato al mondo. Cinque i calciatori che hanno levato al cielo il
Pallone d’Oro ai tempi della loro militanza sulle rive rossonere del Navigli:
Marco Van Basten (vittorioso in tre occasioni),
Ruud Gullit,
George Weah,
Andriy Shevchenko e
Ricardo Kakà. Riconoscimento che, con il senno di prima, avrebbero meritato anche due monumenti difensivi di respiro planetario quali
Franco Baresi e
Paolo Maldini. Per quanto riguarda gli allenatori,
Arrigo Sacchi,
Fabio Capello e
Carlo Ancelotti quelli che hanno lasciato le tracce più indelebili, ma una menzione la meritano anche
Alberto Zaccheroni,
Massimiliano Allegri e - appunto - l’attuale tecnico
Vincenzo Montella. Nel
Milan grandi firme di questi 31 anni due sono stati i comuni denominatori, il patron e
Adriano Galliani, che
Silvio volle con sé un mese dopo il suo insediamento, come amministratore delegato. Carica che il 72enne manager ha ricoperto senza soluzione di continuità, abbinandola a quella di vicepresidente vicario. Qualche screzio - anche pesante - con
Lady B, al secolo
Barbara Berlusconi, negli anni scorsi, ma poi ricomposto in nome del
Milan. La speranza, per i supporters milanisti, è che la nuova proprietà possa riportare il club ai fasti di un tempo. Molto presto la palla passerà a
Fassone e
Mirabelli.