BERNARDO SILVA, ‘O MESSIZINHO SEIXAL’
23.04.2015 | 10:31
Portogallo terra di grandi esploratori e di emigrazione, ma anche terra di football e di campioni dalla tecnica sopraffina. Bernardo Silva, detto ‘o Messizinho Seixal’, è uno dei talenti più cristallini sfornati dalla accademia calcistica del Benfica nel nuovo millennio. Porta con sé le stigmate del numero 10 da quando muoveva i primi passi nelle scuole calcio di Lisbona. Fenomenale nel disegnare l’ultimo passaggio per i compagni, ma allo stesso modo letale quando si inserisce dentro l’area di rigore, Bernardo ha fatto la classica gavetta prima di raggiungere la popolarità grazie al ruolo di mvp (most valuable player) nella Portuguese Junior Championship.
Era il 2013 quando i dirigenti lusitani decidono di promuoverlo nella squadra B. In breve tempo diviene il leader assoluto della cantera biancorossa, conquistando il premio come migliore rivelazione del campionato primavera e il soprannome di Messizinho Seixal, ovvero il piccolo Messi della cittadina che ospita il centro sportivo del Benfica. La vetrina nazionale lo catapulta direttamente nella Nazionale Under 21, che grazie al suo estro si piazza nei primi quattro posti della rassegna continentale. L’escalation del piccolo Bernardo raggiunge l’apice quando l’hombre vertical Jorge Jesus decide che è giunto il momento per il grande salto. L’esperienza nella prima squadra si rivela però traumatica, solo tre presenze stagionali e un ruolo irrisorio nel triplete nazionale conquistato dal Benfica. Ad aggravare l’umore del fantasista ci pensa poi il crack finanziario del Banco Espirito Santo, che costringe il Benfica a svendere i suoi gioielli per far cassa. Il ‘colonizzatore’ degli agenti Jorge Mendes approfitta dei saldi in casa Benfica per strappare al club tre dei suoi talenti, tra cui proprio Bernardo Silva. Il Valencia di Nuno Espirito Santo e il Monaco si contendono a suon di offerte il giocatore, che opta per la soluzione monegasca vista la presenza dei suoi connazionali Ricardo Carvalho e Joao Moutinho. Da buon emigrante ci mette del tempo per adattarsi agli schemi del tecnico Jardim, un periodo di studio che si conclude nel big match di Ligue 1 contro il Marsiglia del ‘loco’ Marcelo Bielsa. Bernardo firma la rete che decide il match, ripetendosi nelle sfide successive contro Nantes, Nizza e Caen, dove sigla la sua prima doppietta in Francia.
Il dado è tratto. Bernardo Silva è esploso e il diez portoghese diviene uno dei giovani più seguiti dai grandi club europei. Il Monaco per trattenerlo nel Principato si vede costretto a sborsare 16 milioni di euro per riscattarlo dal Benfica, cifra destinata a lievitare in futuro se il nativo di Lisbona manterrà sempre questi standard di rendimento. Bernardo ha però un compito arduo, quello di raccogliere l’eredità pesante lasciata dal crack James Rodriguez passato ai nuovi galacticos del Real Madrid.
Il lavoro di coaching svolto dal tecnico Jardim e dal connazionale Moutinho lo trasformano in un numero dieci completo, che non ha nulla da invidiare al suo predecessore. Abile negli spazi ristretti come il colombiano, Bernardo è superiore sia nella costruzione della manovra che nella fasi di movimento tra le linee, soprattutto nelle progressioni lungo le corsie laterali e nella capacità di convergere per tentare la conclusione. Bernardo fa parte di quella categoria di numeri 10 che ormai è in via d’estinzione, un’elite che negli ultimi 20 anni ha visto fenomeni come Messi, Totti e Zidane, La fusione di queste caratteristiche, oltre alla capacità di essere decisivo nei momenti che contano, lo ha reso uno dei trequartisti più forti del continente e l’elemento discriminante della rosa di Jardim. Insieme a Martial e Kondogbia ha fatto di tutto per dare filo da torcere ad una Juventus più ermetica che mai. L’eliminazione dalla Champions lascia l’amaro in bocca, ma per il 22enne di Lisbona il cui idolo non era CR7 ma il pianista Moutinho la strada verso la consacrazione ai vertici del calcio moderno sembra adesso più corta.