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BETO, IL SIVIGLIA IN PARADISO

15.05.2014 | 10:30

Ogni finale ha il proprio eroe, si sa. Solitamente è l’autore del gol vittoria, ma quando si arriva alla lotteria dei rigori spesso sono i portieri a salire alla ribalta. E ieri allo Juventus Stadium la differenza l’ha fatta António Alberto Bastos Pimparel, semplicemente noto come Beto: dopo essersi opposto soprattutto a Lima nei tempi regolamentari, le due parate sui mancini di Cardozo e Rodrigo dal dischetto hanno posto le  migliori condizioni per il trionfo, gli infallibili Bacca, Mbia, Coke e Gameiro hanno completato l’opera, regalando al Siviglia la terza Coppa Uefa (il trofeo è rimasto identico malgrado il cambio di denominazione in Europa League) degli ultimi otto anni, dopo le due levate al cielo nell’epoca d’oro targata Juande Ramos.

Per il Benfica continua invece la maledizione di Guttmann, l’ex tecnico ridivenuto celebre per il suo anatema. Era il maggio del 1962 quando i lusitani di Eusebio sconfissero il Real Madrid di Puskas e Di Stefano, conquistando la seconda Coppa dei Campioni consecutiva. Nei giorni successivi l’allenatore ungherese chiese comprensibilmente al presidente un adeguamento, quest’ultimo glielo negò e Guttmann – infuriato – lasciò la squadra profetizzando “da qui a 100 anni il Benfica non vincerà più in Europa”. Da allora ne son passati 52 e l’incredibile score di 8 finali consecutive perse, l’anno scorso fu il Chelsea a rovinare il sogno sul più bello, non può che alimentare la credenza popolare. Europa assolutamente stregata dunque per i campioni di Portogallo, senza sottovalutare la beffa perpetrata alle Aquile del da Luz dal nostro personaggio del giorno.

Beto infatti è nato, l’1 maggio del 1982, proprio a Lisbona, ma nelle sue vene scorre verosimilmente il sangue degli acerrimi rivali dello Sporting, club nel quale si è formato a livello giovanile fino ad arrivare alle soglie della prima squadra, con cui debuttò nella stagione 2001-02 da terzo portiere. Ripercorrendo la carriera del guardiano dei pali, possiamo notare come sia arrivato tardissimo ad essere protagonista ad alti livelli. In casa propria non riesce ad essere profeta, confermando il vecchio adagio e trovando spazio soltanto nella formazione B, finché, dopo le parentesi in prestito tra le file di Casa Pia, Chaves e Marco, nel 2006 decide di levare definitivamente le tende per legarsi ai cadetti del Leixoes, che trascina da titolare alla promozione in Primeira Liga.

Nel 2009 il trasferimento al Porto, ma con i Dragoes fa quasi sempre panchina pur partecipando all’annata da sogno con Villas-Boas al timone, in cui vince tutto il vincibile in patria e la prima Europa League della sua vita. Di qui la decisione di volare in Romania, a titolo temporaneo, dove va a difendere la porta del Cluj prima di rimpatriare (siamo nell’estate del 2012) per firmare con il Braga. Esperienza che dura però pochissimo, perché l’estremo difensore fa molto bene nelle 16 occasioni in cui scende in campo e così, nel gennaio del 2013, arriva la chiamata del Siviglia che lo sceglie per sostituire Diego Lopez, fortissimamente voluto al Real Madrid da José Mourinho in seguito all’infortunio di Iker Casillas. Finora il suo ruolino all’ombra del Sánchez-Pizjuán fa registrare 59 presenze complessive, mentre in Nazionale sono soltanto 6 i gettoni accumulati anche se lo specialista fa stabilmente parte dell’organico del ct Paulo Bento, che quasi sicuramente lo porterà in Brasile per fungere da prima riserva a Rui Patricio.

Oggi però è il momento della gloria: tutta la stampa europea sta evidenziando la sua astuzia in occasione dei due penalty, che ha intercettato guadagnando svariati centimetri in uscita (il portiere potrebbe muoversi soltanto sulla linea di porta), tutta l’Andalusia è ai piedi di Beto mentre fra 9 giorni in Spagna si celebrerà la vincente della Champions League, che prenderà la strada di Madrid per un double a fortissime tinte rojas