BOBAN, MEGLIO IL SILENZIO

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Ci vuole coraggio. E Zorro Boban ne ha molto. Ma se il coraggio fa rima con altro, è un coraggio fittizio. Si trasforma in spocchia. Per commentare la figuraccia (eufemismo) del Milan a Bergamo (un 5-0 sul groppone ai rossoneri non capitava da oltre vent’anni, quella volta fu la Roma) il signor Boban si è rifugiato in un paragone blasfemo. “Il Milan di Berlusconi non ha vinto in sei mesi o un anno”. Ci vuole coraggio, molto. I paragoni con le stelle sono una cosa inopportuna, talmente fastidiosa che bisognerebbe andare in silenzio stampa. Se non lo fa Boban, qualcuno dovrebbe dirglielo. Coinvolgendo Gazidis, Maldini e Massara: gli artefici di questo disastro. Il Milan di Bergamo è andato sotto il vuoto pneumatico, è sceso in campo con un atteggiamento da squadra di due categorie inferiori, predestinata alla resa. E qui emergono le enormi responsabilità di Stefano Pioli: troppo facile prendersela con calciatori insufficienti e non da Milan. Se manca anche lo spirito significa che l’allenatore ha dimostrato di non essere all’altezza, il resto è aria fritta. Il Milan di Berlusconi era una processione di fuoriclasse, di soldi ben spesi, di idee e intuizioni geniali. In questo Milan non c’è un acquisto azzeccato, piuttosto un rincorrere un po’ a casaccio gli obiettivi. Non basta l’esempio Rebic, acquistato al buio negli ultimi giorni di mercato per il mancato arrivo di Correa dall’Atletico, e quasi mai utilizzato? Questo è il Milan, oggi. Maldini e Boban stanno ancora lì perché tutti si ricordano delle loro prodezze in campo  e quasi nessuno gli presenta il conto. Se si chiamassero Rossi e Bianchi, ci sarebbero sei processi al giorno. Si può sbagliare, ma così no. E non è simpatico aggrapparsi alle parole per giustificare, per collezionare alibi e per fare paragoni assurdi con il passato. Bisognerebbe chiedere scusa. Oppure andare in silenzio stampa. Oppure passare la mano, per il bene di tutti. Nel ricordo del grande Milan che fu e che deve tornare. Non a chiacchiere, soltanto per scaricare le colpe. Foto: Milan Twitter