BONUCCI, UN GOL CHE VALE ORO
04.04.2014 | 10:30
La copertina di oggi spetta obbligatoriamente a Leonardo Bonucci, match-winner della gara di andata dei quarti di finale di Europa League che vedeva la Juventus di scena allo Stade de Gerland di Lione. Nell’arco della contesa, stante la marcatura asfissiante di Malbranque su Pirlo, non aveva adempiuto in modo esemplare agli oneri di impostazione, compito che spesso Conte affida in subordine ai suoi piedi buoni, diversi i lanci calibrati inaspettatamente male. Ma non poteva trovare modo migliore per farsi perdonare: quella zampata a cinque minuti dalla fine suona come una seria ipoteca sulle semifinali, ultimo ostacolo sulla strada della finale che, facendo i debiti scongiuri del caso, i bianconeri giocherebbero il prossimo 14 maggio in casa, davanti al pubblico amico dello Stadium.
Analizzando in sintesi la carriera del ventiseienne centrale laziale, Leonardo nasce a Viterbo, il 1 maggio del 1987, e cresce nel vivaio della squadra della sua città prima di approdare, all’età di 18 anni, nel settore giovanile dell’Inter, con cui vince uno Scudetto Primavera e una Coppa Italia di categoria, per poi esordire in prima squadra il 14 maggio 2006 all’ultima di campionato contro il Cagliari, sostituendo Santiago Solari al 90’, apprezzabile passerella concessagli da Roberto Mancini.
In occasione della sessione estiva della campagna trasferimenti, la società meneghina lo manda a farsi le ossa a Treviso tra i cadetti e proprio nel corso del suo biennio in Veneto Bonucci incontra il motivatore Alberto Ferrarini, cui deve gran parte del suo successo come ebbe a raccontare due anni fa alla Gazzetta dello Sport lo stesso diretto interessato: “Stavo perdendo autostima e la mia carriera era in pericolo. Da 4 anni lavoriamo insieme, allora facevo tribuna a Treviso mentre oggi sono alla Juve e in Nazionale. Come mi aveva scritto in un bigliettino dopo il terzo incontro. Con Alberto ho ritrovato serenità, mi ha fatto scoprire il soldato che è in me, c’era da sempre solo che io non lo sapevo. Tutti commettiamo errori, l’importante è cancellarli e ripartire. Avendo bene in testa i miei limiti, non mi spingo mai oltre”. Il rapporto con il mental coach, che nel frattempo ha iniziato ad affiancare anche altri calciatori, prosegue tutt’oggi ed è una delle chiavi che ha consentito al coriaceo Leo di ripartire tante volte, mettendosi alle spalle troppe critiche, sovente esagerate.
Riagganciandoci al suo percorso, l’avventura a Treviso si chiude con 40 presenze e 4 gol all’attivo. Il 15 gennaio del 2009, infatti, il giocatore si trasferisce – sempre a titolo temporaneo – al Pisa di Giampiero Ventura, che resta impressionato dalle qualità di Bonnie al punto da volerlo con sé in A la stagione successiva. Prima però c’è un passaggio significativo: rientrato alla base dal prestito in Toscana, l’Inter, che ai tempi lo aveva prelevato per 40.000 euro dalla Viterbese, lo cede a titolo definitivo al Genoa nell’ambito della trattativa che porta ad Appiano Gentile Diego Milito e Thiago Motta. Operazione dal duplice volto, perché è vero che a fine stagione il club di Moratti conquista il Triplete grazie soprattutto a El Principe, ma è altrettanto vero che si lascia scappare un prospetto che sarebbe di certo servito negli anni successivi. A voler tacere del fatto che i nerazzurri, dodici mesi dopo, bissano l’errore con Mattia Destro, spedito in prestito con diritto di riscatto sempre ai rossoblu nell’“affare” Ranocchia…oltre a complessivi 18,5 milioni di euro. Numeri da giocare al lotto, numeri che magari a qualcuno son costati il posto.
Ad ogni modo, Bonucci la maglia del Grifone non la indossa mai, perché Preziosi lo gira in comproprietà al Bari dove appunto riabbraccia Ventura. E il tecnico ligure gli dà fiducia sin dalla prima giornata: Leonardo, in coppia guarda caso con Ranocchia (roba da sliding doors della Pinetina), non uscirà più dall’undici titolare, disputando tutti e 38 gli incontri e assaporando la gioia del primo gol nella massima serie contro il Palermo. Nel giugno del 2010 la compartecipazione viene risolta a favore dei galletti, ma dietro c’è la Juve che il 1 luglio, infatti, ne annuncia l’acquisto a fronte della corresponsione di 15,5 milioni di euro, facendogli sottoscrivere un quinquennale (poi rinnovato fino al 2017). Il resto è quasi attualità: archiviata la prima nefasta annata agli ordini di Gigi Delneri, caratterizzata da numerose amnesie, con Antonio Conte al timone la storia cambia decisamente. Leo il soldato si trasforma, acquisisce consapevolezza nei propri mezzi e diventa un autentico irremovibile della retroguardia a tre varata dal mister salentino.
Parentesi spiacevole prima quanto paradossale poi: nell’estate del 2012 Stefano Palazzi richiede per il difensore una squalifica pari a 3 anni e 6 mesi nell’ambito di Scommessopoli. Gli organi giudicanti, però, sconfessano totalmente il Procuratore Federale assolvendo pienamente Bonucci in ogni grado di giudizio. Tornando al rettangolo verde, sin qui sono 166 i gettoni complessivamente accumulati sotto la Mole, con 9 reti all’attivo, 2 scudetti e due Supercoppe italiane in bacheca.
I prossimi due mesi però potrebbero arricchire ulteriormente il palmares del ciociaro, che ha fondate speranze di centrare il tris in campionato ed è pienamente in corsa, come detto, per l’Europa League.
Infine si imbarcherà sull’aereo per il Brasile con gli azzurri di Prandelli, le attuali 35 presenze in Nazionale sono destinate a salire. E non di poco.
Foto: Ansa