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Borriello si racconta: “Rastelli mi ha deluso, Semplici mi ha messo da parte”

31.07.2018 | 09:57

“Un leone ferito”: si definisce così Marco Borriello. L’attaccante partenopeo, che ha risolto il suo contratto con la Spal la scorsa settimana, ora è svincolato, alla ricerca di una nuova squadra che punti su di lui per la prossima stagione. Il 36enne si concede alla Gazzetta dello Sport, dove racconta, tra le varie cose, anche del rapporto con la dirigenza sarda e ferrarese: “Arrivai in Sardegna per merito di Capozucca, che con Braida è il mio secondo padrino calcistico. Firmai un contratto composto da un fisso e da un bonus da cinquantamila per ogni gol segnato. Pensavo fosse un pazzo. La gente sognava che, con la maglia rossoblu addosso, battessi il mio record personale di 19 gol stagionali. Ero a quota 16 a cinque giornate dalla fine, era fattibile. Ma nella partita contro il Pescara successe una cosa che non mi sarei mai aspettato. Calcio di rigore per noi, prendo il pallone in mano ma Rastelli mi chiama dalla panchina, dicendomi che deve batterlo Joao Pedro. Sinceramente, non me l’aspettavo, fu un brutto gesto. L’allenatore era al centro delle critiche dei tifosi e non aveva un buon rapporto con tanti calciatori. Io, invece, l’avevo sempre difeso”. 

Sull’esperienza alla Spal: “La squadra giocava lontano dalla porta e ciò non esalta le mie caratteristiche. Ma ci furono altri problemi. Ad esempio nella partita casalinga contro il Verona il 10 dicembre, fui sostituito sullo 0-2 e il pubblico mi fischiò. Io li applaudii ironicamente, non mi aspettavo di essere trattato in quel modo. Né mi sarei aspettato che la società si sarebbe schierata dalla parte della tifoseria. Semplici mi mise da parte, costringendomi ad allenarmi ma a usare uno spogliatoio diverso rispetto al resto della squadra. Subii anche un piccolo strappo al polpaccio e la società lasciò che facessi tutto da solo a mie spese. Chiamai persino un medico musulmano, e dovetti pagare tutto quanto personalmente. Da lì presi la decisione di non andare neppure più allo stadio: i tifosi mi insultavano, l’allenatore mi aveva messo in disparte. Eppure, ogni lunedì, tornavo sul campo per allenarmi”.

Foto: Instagram Borriello