Bosco (IAFA): “Nuovo Reg. Agenti Fifa non conforme, puntiamo alla autonomia nazionale”
Si è tenuto ieri un webinar esplicativo organizzato dalla FIFA, sul “nuovo regolamento agenti", che ha registrato migliaia di partecipanti. “The day after”, Christian
Bosco, Presidente della IAFA, associazione italiana degli agenti di calcio, che da sempre si batte in prima linea per la professionalizzazione e la tutela della categoria, ha evidenziato alcune criticità del regolamento, ed in particolare la difformità dello stesso rispetto alla normativa italiana: "Bisogna preliminarmente rimarcare che la Fifa è una associazione privata di diritto svizzero, che non è mai stata legittimata dai competenti Enti a regolamentare gli agenti calcistici, definiti - sia dalla Commissione U.E. che dai Tribunali U.E. - dei “liberi prestatori di servizi qualificati ed autorizzati, la cui attività è solo periferica e non peculiare al mondo dello sport”. È oramai acclarato che da tempo “il prodotto calcio” (perlopiù attraverso i “trasferimenti” dei contratti degli atleti) incide molto sul mercato economico europeo, di conseguenza, ciò riguarda anche l’attività di coloro che offrono servizi professionali in tale ambito: per questa ragione il settore in questione deve necessariamente essere disciplinato dalle competenti istituzioni pubbliche. In tale ottica, risultano oramai imprescindibili una Direttiva della Commissione U.E., e/o una risoluzione del Parlamento Europeo, che forniscano ai paesi membri delle “linee guida” per legiferare sul settore, seguendo il virtuoso esempio di Italia e Francia. Da una analisi del nuovo regolamento agenti della Fifa emergono molteplici possibili profili di illegittimità, in quanto, in primis, le disposizioni in esso contenute, pretendono di imporre arbitrariamente una serie di irragionevoli restrizioni agli agenti, che - come già sottolineato - sono dei “liberi professionisti” non tesserati (!): ciò risulta in contrasto con svariate norme sia degli ordinamenti nazionali che di quello comunitario. Difatti, il F.F.A.R. (Fifa Football Agents Regulations) è stato impugnato - con procedure di urgenza - dalle associazioni internazionali di categoria innanzi a diversi Tribunali europei, e a stretto giro si aspettano i primi verdetti. Nel 2018, i titoli conseguiti dagli agenti sportivi italiani tra il 2001 ed il 2015, sono stati riconosciuti dal legislatore italiano, attraverso la norma istitutiva del “Registro professionale degli agenti sportivi presso il CONI”. Ne consegue che i predetti titoli, unitamente a quelli acquisiti in Italia dopo il 2018 (“titolo di Agente sportivo CONI”) danno diritto ad una piena autonomia sul piano nazionale, sia nell’inquadramento della “figura professionale” (c.d. “professione regolamentata”), sia nell’esercizio della relativa attività. Tale autonomia è stata confermata dal dettato normativo del D.lgs. n. 37/2021 (entrato in vigore il 1 Gennaio 2023), i cui “provvedimenti attuativi” dovranno essere varati, a breve, dal Ministero dello sport, di concerto con il CONI. Le “nuove licenze Fifa” (conseguibili a seguito di irrituali prove “open book”, senza una preliminare attività di formazione, e senza obbligo di diploma), si configurano come “attestazioni private”, che - come doverosamente asserito anche dalla stessa Fifa - non conferiscono il diritto a svolgere una “professione regolamentata”, mentre i titolari di “licenza professionale nazionale” saranno (su istanza) riconosciuti dal sistema internazionale. Per quanto concerne il tanto dibattuto e controverso tema dei “cap ai compensi”, si rileva che tale restrizione risulta inapplicabile ai liberi professionisti riconosciuti dalla legge nazionale, come confermato sia da un parere della AGCM del 2021, sia dalle recenti pronunce ottenute dal C.O.A. di Roma, in materia di “equo compenso”. Va infine chiarito che il nuovo F.F.A.R. - se non dovesse essere sospeso o annullato a mezzo di provvedimenti giudiziari - sarà applicabile solo in caso di trasferimenti internazionali. Foto: Iafa