Brescia, torna Corini: “Ho parlato con Cellino, dovevamo chiarire alcune incomprensioni. Qui perché avverto la responsabilità”

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Eugenio Corini, tornato sulla panchina del Brescia, ha parlato questo pomeriggio in conferenza stampa: "Un giorno molto emozionante e gratificante per me. Ci tenevo a ringraziare tutta la tifoseria bresciana, che mi ha fatto sentire grande vicinanza. Questo ha acuito in me un senso di responsabilità verso una squadra che sento mia, anche se nell'ultimo periodo il percorso si era complicato. Ho la certezza lo dovessimo affrontare insieme. In quel momento non è stato possibile dare continuità, ma questo ritorno può aver appianato le motivazioni che avevano causato il mio allontanamento. Sono un uomo del fare, sono sicuro che la squadra risponderà perché questa categoria ce la siamo conquistata con grande fatica. Il primo principio è dare la dignità per affrontare un campionato difficile, bisogna lottare sempre in campo: Quando questo succede il tifoso ti accompagna, e questo sarà propedeutico per fare bene. Sono stato contattato domenica dal d.s., gli ho detto che avrei voluto parlare con il presidente, perché si erano create delle incomprensioni. Facevo fatica a dargli una forma, come sempre le cose importanti si fanno lottando insieme, probabilmente in quel periodo non si è affrontata la sinergia corretta. Ho avuto bisogno di parlare con Cellino perché abbiamo alternato periodi in cui ci siamo parlati e momenti di lontananza. Ho il mio carattere, ma sono abituato a chiarire. Non è stato facile per me, potrei alimentare una disputa che però non gioverebbe all'ambiente. Potrei rispondere punto su punto, ma sarebbe deleterio e non porterebbe a nulla. Cerco di togliere ciò che è stato detto di troppo e concentrarmi sul fatto che il presidente mi abbia chiamato, tutto il resto non sarebbe produttivo. Serve ridare dignità e ottenere risultati. Questo periodo mi ha fatto capire quanto sia difficile la Serie A. L'incontro di ieri? Si parla solo di aspetti tattici. Sono alla soglia dei cinquant'anni, ho un percorso di vita che mi ha dato molta esperienza. Ho un carattere che ho imparato a limare, ma sarò sempre così. Sono disposto anche a litigare per chiarire certi aspetti. Mi piace il confronto diretto, il 95% della chiacchierata è stata capirsi meglio. Da parte mia facevo fatica a comprendere. In una dialettica interna è fondamentale, se è costruttiva porta ad un valore. Un rapporto con il presidente non deve legarsi ad un cambio fatto in un certo momento, c'è molto di più. Quando il presidente nel comunicato parla di nuovo inizio penso a questo, capire chi siamo e cosa possiamo fare per mantenere la categoria. Ho conosciuto più il presidente, come lui con me. Stiamo insieme, solo così possiamo farcela. Le ultime tre partite? Saluto Fabio Grosso, è stato mio compagno di squadra. Ho ritrovato una squadra in salute fisicamente. Il calcio è fatto di molti aspetti, la squadra ha avuto difficoltà a reagire agli eventi della partita. Quando si parla di mentalità c'è dentro questa cosa. Nella partita di ieri la Samp sembrava avesse vinto. La capacità di reggere alle difficoltà è un valore che penso avessimo consolidato. Nelle ultime tre partite ci sono state difficoltà, non mi va di giudicare una gestione non me. Stavo troppo male per vedere le partite, le ho sempre viste dopo. Ho visto delle cose che saranno fonte di valutazione. Il futuro di Balotelli? Il futuro sono le prossime quattro partite, dobbiamo riscriverci alla corsa salvezza. Dobbiamo trovare risorse che ci permettano di restare attaccati al campionato. Per me la rosa è questa, i giocatori che ho a disposizione sono importanti, proverò a capire quali saranno i più strategici per ogni partita. Tutti possono essere risorse. A inizio stagione ho fatto una riunione con la squadra, facendo vedere diverse tipologie di classifica degli ultimi anni. Quella più lampante è stata quella del Crotone: l'Empoli sembrava già orientato alla salvezza, il Crotone è rimasto vivo e la quota salvezza si è abbassata. La storia insegna che è importante crederci sempre, non sai cosa potrà succedere alle altre squadre. Dobbiamo dare qualche segnale nelle prossime partite, ma la forza dovrà essere stare dentro il campionato. È difficile andare a capire cosa succederà. Non dobbiamo spaventarci di niente, è un atto di coraggio che dovremo fare. Se non ti assumi dei rischi in questa categoria perdi l'inerzia e non trovi lo spirito che ci ha portati in Serie A. Se ho pensato di tornare? Ho pensato a come avrei reagito. Quando ti mandano a casa è sempre una grande sofferenza. Subisci qualcosa. Torno a quest'estate: dopo la promozione c'è stato un momento in cui parlando con il presidente ho dato la mia disponibilità per allungare il contratto. Abbiamo avuto venti giorni particolari, dopo il colloqui decisivo ho presentato al presidente la possibilità di rassegnare le dimissioni. Per me la logica del progetto era dare solidità, è difficile parlare di obiettivi con un anno di contratto. Dando le dimissioni volevo fargli capire che non era un problema legato al contratto. In quel momento il presidente mi propone un prolungamento. Ho apprezzato, ma siccome mi aspettavo fosse fatto prima non ho accettato. La sentivo dentro questa squadra, ho avuto da parte della gente un grande senso di responsabilità. Pensare ad un altro su quella panchina mi faceva stare male, volevo affrontare questo campionato con la speranza che ci potessimo salvare. Penso che con la promozione abbiamo consolidato molte cose dal punto di vista economico. Dentro c'è una parte del mio lavoro. Avevo solo voglio di allenare la mia squadra in Serie A, quello che è venuto dopo è stato difficile da capire. Mi sono concentrato totalmente per la squadra. Se si crea ogni volta il dentro o fuori non si va da nessuna parte, è una cosa che fa male al Brescia. Se sono tornato l'ho fatto per un grande senso di responsabilità. Potevo speculare, ma sono un combattente, sono pronto a vivere anche questa sfida". Foto: Brescia Twitter