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Buffon: “Il Mondiale? Spero di arrivarci e sogno di vincerlo. La mia carriera…”

10.10.2017 | 11:15

Gigi Buffon, portiere della Juventus e della Nazionale azzurra, ha parlato attraverso i microfoni del canale You Tube americano Copa90, analizzando i suoi oltre 20 anni di carriera soffermandosi anche sulla corsa verso il Mondiale: “Intanto ce lo dobbiamo guadagnare, spero di arrivarci. Se possiamo sognare la vittoria? Quando rappresenti l’Italia e inizi una competizione non puoi non sognare di vincere. Non ho mai iniziato una competizione pensando di non vincerla, è umano che sia così. È inusuale trovare un giocatore che riesca a congiungere 40 anni di tempo, ho iniziato a giocare con calciatori nati negli anni Sessanta e finirò con quelli del Duemila. È un lasso di tempo molto grande, è un qualcosa del quale vado orgoglioso perché nel frattempo il calcio è cambiato tanto ed è diventato più difficile. E nonostante questo sono riuscito a ritagliarmi un ruolo da protagonista e questo è molto bello. La top 5 di quelli che ho incontrato? Sono amico dei difensori perché mi proteggono e ‘odio’ gli attaccanti. Quelli più forti che ho incontrato o con i quali ho giocato sono Ronaldo, Messi, Cristiano Ronaldo e Zidane: questi giocherebbero in tutte le squadre. Dopo, e parlo dei compagni con cui ho giocato, ho avuto sempre un rapporto speciale con i difensori: da Thuram a Cannavaro, poi Chiellini, Barzagli, Bonucci e ora Rugani. Ma anche Ferrara. Me li ricordo davvero volentieri perché penso che per ottenere grandi risultati come difesa ci deve essere anche grande empatia. In tutti questi anni con i miei difensori sono riuscito a creare questo rapporto, questa fiducia. Questi sono i giocatori che secondo me hanno scritto le pagine più importanti del calcio nazionale e internazionale. Tra gli italiani come talento puro metterei sicuramente Pirlo, Totti, Del Piero e uno dei talenti straordinari come Roberto Baggio. Allora per fare la top 5 italiana metterei anche Maldini. Il difensore più bravo con cui ho giocato? Difficile scegliere quando hai avuto la fortuna di giocare con gente come Cannavaro, Thuram, Nesta, Materazzi, Barzagli, Chiellini, Bonucci, Ferrara, Montero… Impossibile sceglierne uno. Potrei sceglierne uno in base all’amicizia o al legame personale, ma come valori tecnici è dura. La maglia della Nazionale? Quella indossata contro la Macedonia è sicuramente la mia maglia preferita. Innanzitutto perché è molto bella e il completo dell’Italia sta molto bene anche al portiere. Poi perché dopo 20 anni di Nazionale è un piccolo premio, ho dato sempre il massimo delle mie energie, dei miei pensieri e delle mie forze per le squadre in cui ho giocato. Ho sempre dato al senso di appartenenza un valore fondamentale per poter battersi in campo. Ho fatto 17 anni alla Juve, dieci al Parma, 20 in Nazionale più altri quattro o cinque nel settore giovanile azzurro. Questo sta a significare che ho avuto solo tre squadre e quindi per me sono importanti i valori del senso di appartenenza. Avere avuto la fortuna di indossare la maglia azzurra, che sento come una seconda pelle, per me è stato veramente un grande regalo. Come cambia la preparazione di una finale di Champions League e una finale di un Mondiale? L’unica differenza è che prima delle finali di Champions League sono sempre riuscito a dormire, prima di quella del Mondiale no. E questo fa capire la differenza. Avere vinto il Mondiale significa avere realizzato il sogno più grande che può avere un giocatore o un bambino che impazzisce per il calcio come ero io. È una gioia che vale il biglietto della vita, si può morire in pace. Cosa penso di Rugani, Mandragora, Bentancur, Bernardeschi e di tutti gli altri giovani della Juve? Sono dei ragazzi con doti tecniche superiori alla media, sono dei ragazzi che hanno una grande professionalità e una grande umiltà. Questo li aiuterà a fare una grande carriera. Non so se è l’ambiente Juve che aiuta, ma ho trovato tutti ragazzi che hanno voglia di imparare e mettono professionalità e calcio al primo posto. Non è facile avere questo tipo di lucidità quando sei ragazzo. Penso che il portiere giovane più interessante è per forza Donnarumma, il più giovane a livello europeo ed è normale che ci sia tanta curiosità nei suoi confronti. La curiosità è meritata perché è davvero un giovane con doti straordinarie. I portieri? In generale, apprezzo tutti i portieri bravi. Mi piace vedere un portiere che fa qualcosa di bello in partita: se Neuer fa qualcosa di bello in un match mi piace proprio sentire che dentro di me c’è del rispetto per lui. Lo stesso per Courtois, De Gea: mi piace vederli e sentire profonda ammirazione nei loro confronti. Credo che sia una parte sana che ho. Ci metto anche Oblak, Handanovic, Lloris, Alisson, Szczesny, Hart, tutti portieri importanti: mi piace capire il loro modo di parare e capire quanto sono bravi. Com’è cambiato il ruolo del portiere? Sicuramente il gioco con i piedi, è cambiato per tutti i portieri. Io ho cominciato a giocare a calcio quando da due o tre anni era stata eliminata la possibilità per il portiere di prendere la palla con le mani in caso di passaggio con i piedi di un altro giocatore. Da quel momento in poi, per una decina di anni, al portiere è sempre stato chiesto di rinviare il pallone quando ti arrivava. Adesso invece, negli ultimi sei o sette anni, il portiere non deve fare solo quello: deve impostare il gioco, saper fare un lancio preciso, a volte anche scartare un avversario. Questo fa sì che il lavoro diventi molto più complicato, devi assumerti ulteriore responsabilità e fare più cose: questo aumenta la possibilità di sbagliare. Il vino prodotto da Andrea Pirlo? È fantastico come tutte le cose che fa Pirlo, perché lui le cose buone o normali non le fa. Lui fa solo cose fantastiche”. 

Foto: Twitter Nazionale Italiana