Gianluigi Buffon, nella lunga intervista rilasciata al Corriere dello Sport, ha ripercorso i momenti salienti della sua carriera, condividendo aneddoti significativi e riflessioni personali, incluso il suo rapporto con le scommesse sportive.
Le scommesse, sono state il suo debole?: "Parliamone. Lo è stata, fino a quando non ho trovato il mio centro. Per qualcuno è un vizio. Per me era adrenalina. Di una cosa sono certo: non ho mai fatto nulla di illegale. Infatti non sono mai stato indagato, non ho mai ricevuto un avviso di garanzia. Perché non ho mai scommesso sulla Juve o sulla Nazionale o sul calcio. Ho sempre e solo scommesso sul basket americano e sul tennis. Ora al massimo vado due o tre volte l’anno al casinò. Ma non ne sento il bisogno".
Perché ogni tanto la cosa torna fuori?: "È successo due volte. La prima nel 2006, al tempo di Calciopoli, quando nel mirino c’era la Juve. Ero a Coverciano, solita stanza 209, ritiro premondiale. Venne da me il nostro dirigente accompagnatore, con cui avevo un rapporto speciale, Gigi Riva: 'Se hai fatto qualche cazzata, dimmelo'. Risposi, con una punta di sadismo: 'Gigi, mi conosci. Quindi conosci già la risposta'. Qualche giorno dopo venne a dirmi: 'Ho preso la mie informazioni. Avevi ragione tu'".
La prima volta: "Era il 2012, prima dell’Europeo. Dormivo beatamente nella stanza 209, quando arrivò la polizia. Nel ritiro della Nazionale, alle 5 del mattino, con le telecamere fuori: i giornalisti erano stati avvertiti. Erano lì per Criscito. Lo trovai ingiusto, e lo dissi. Criscito non ebbe un giorno di squalifica; intanto però perse l’Europeo. Io fui convocato in procura. Ero talmente sicuro di non aver fatto nulla che andai da solo, senza l’avvocato. E ci rimasi male nel vedermi torchiato. Sempre con le stesse domande. Alle quali ho sempre dato le stesse risposte. La verità: non ho mai scommesso sul calcio".