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DALLA CALABRIA ALLA BUNDES, PASSANDO PER LA MERCEDES: L’INGEGNER DOMENICO TEDESCO, STRATEGA DELLO SCHALKE

27.11.2017 | 09:25

In Germania da quasi un biennio si parla di Julian Nagelsmann, inevitabile considerato che l’attuale allenatore dell’Hoffenheim, oggi trentenne, si insediò al timone della prima squadra (che la scorsa stagione portò allo storico quarto posto, valso il playoff di Champions), dopo aver fatto benissimo nel settore giovanile, a soli 28 anni. Un profilo importantissimo, non c’è che dire, quello del tecnico nativo della Baviera, quasi unanimemente ritenuto un candidato naturale alla guida del Bayern Monaco, dovrebbe essere soltanto questione di tempo. Ma tra gli enfant prodige della panchina, in Bundesliga, da quest’anno c’è anche Domenico Tedesco, il cui destino – come vedremo – si è intrecciato proprio con quello di Nagelsmann. E proprio su di lui, al di là dell’aspetto patriottico considerate le evidenti origini italiane, accendiamo i fari all’interno del nostro approfondimento quotidiano. Il suo Schalke si è infatti reso autore della più grande impresa calcistica del weekend. Sabato al Signal iduna Park di Dortmund, o Westfalenstadion che dir si voglia, andava in scena l’attesissimo derby della Ruhr. Un primo tempo da incubo per la compagine di Gelsenkirchen, trovatasi sotto di ben 4 gol già al 25’ del primo tempo per effetto delle reti siglate da Aubameyang, Gotze e Guerreiro, inframezzate dell’autorete di Stambouli per il momentaneo 2-0. Nell’intervallo qualcosa è cambiato: “Ho detto ai ragazzi di ragionare per obiettivi a breve termine. Sul 4-0 non puoi dire alla tua squadra di cercare il pareggio o la vittoria. Ho chiesto loro di vincere perlomeno il secondo tempo, così da riacquisire fiducia e immagine. Sul 4-0 non ci credi, sul 4-1 nemmeno, ma sul 4-2 sì, inizi a crederci”. E proprio sul 4-2, dopo l’uno-due in quattro minuti firmato Burgstaller-Harit, è arrivata la svolta: l’espulsione per doppia ammonizione (la seconda realmente ingenua) di Aubameyang, accusato neanche velatamente da compagni  e allenatore di aver fatto mutare l’inerzia della gara. Sì, perché a quel punto lo Schalke ha iniziato ad attaccare a testa bassa, senza soluzione di continuità: all’86’ ha trovato il gol del 4-3 con Caligiuri e infine, al minuto 94, l’esperto Naldo ha definitivamente gelato il Muro Giallo, al cospetto del quale in tantissimi si sarebbero liquefatti una volta in svantaggio di 4 gol, peraltro in una sfida molto sentita dal punto di vista del campanile. I minatori invece no, evidentemente già permeati dalla tempra del loro condottiero, uno che ha dimostrato di sapere come arrivare agli obiettivi prefissati, se si considera che gli sono bastati poco più di due mesi da allenatore in prima, tra i cadetti, per meritarsi la chiamata di una società importante come quella di Gelsenkirchen, reduce da una stagione deficitaria conclusasi con un anonimo decimo posto in Bundes.

L‘8 marzo del 2017 Domenico viene infatti chiamato al capezzale dell’Erzgebirge Aue, una squadra che sembrava spacciata, ereditata ad un passo dalla retrocessione e portata alla salvezza con un miracoloso 14° posto.  Il 9 giugno seguente lo Schalke 04 lo sceglie per succedere a Markus Weinzierl: una scommessa che oggi possiamo giudicare già vinta, dato che i Konigsblauen occupano la terza posizione, unitamente al Gladbach, a soli 5 punti dalla capolista Bayern. Tedesco aveva iniziato la sua avventura a Gelsenkirchen con una decisione assolutamente impopolare, facendo di fatto fuori Benedikt Howedes, freschissimo di esordio alla Juve oltretutto, al quale tolse la fascia di capitano, con lo scopo di responsabilizzare il gruppo: anticamera della cessione che si sarebbe poi concretizzata il 30 agosto. Nato a Rossano, in provincia di Cosenza, il 12 settembre 1985, Domenico a poco più di 2 anni emigra in Germania con la sua famiglia. Cresce alle porte di Stoccarda, a Esslingen, coltiva la passione per il calcio ma studia sodo: si laurea in ingegneria industriale, completa la sua formazione con un master e viene assunto dalla Mercedes. Contestualmente però allena i ragazzi, prima all’ASV Aichwald, modesto club che lo vide anche in campo da calciatore, poi approda nel settore giovanile dello Stoccarda, quindi sbarca all’Hoffenheim dove in breve tempo viene chiamato proprio a sostituire Nagelsmann, frattanto promosso in prima squadra, alla guida della formazione Under 19, l’equivalente della nostra Primavera. Con Julian il rapporto è solido, i due conseguono insieme l’ultimo patentino, quello necessario ad allenare tra i Pro, ma oggi in classifica Tedesco, che da qualche anno ha smesso i panni di ingegnere per dedicarsi esclusivamente al calcio, ha 4 punti in più. Ha recuperato psicologicamente Konoplyanka, che tre giorni prima del suo avvento (il 6 giugno) aveva chiesto la cessione, sta gestendo bene l’ultima stagione di Goretzka, in scadenza al pari di Max Meyer, in definitiva è entrato nel cuore della sua truppa. Tatticamente versatile, l’anno scorso giocava con la difesa a 4 (anche a 5 in fase di non possesso), adesso porta avanti un offensivo e redditizio 3-4-3. “Lo Schalke ha carattere, una mentalità ben precisa e può offrire spettacolo”: questo emblematico virgolettato, relativo al post partita di Dortmund, sintetizza i dogmi del Tedesco allenatore, che ha tutta la carriera davanti per stupire e vincere.

 

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