Calcagno (pres. AIC): “Aumentare il numero di partite svaluta il prodotto e danneggia la qualità”

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"Aumentare ulteriormente l'offerta televisiva di partite equivale a diminuire il livello del prodotto venduto, svalutandolo e mettendo a rischio l'integrità fisica dei protagonisti. Aumentare l’offerta significa aggiungere partite, trasferte, impegni ad atleti che sono già prossimi ad una soglia molto alta di rischio infortunio. Non è più solo una questione di tutela della salute. Il nostro impegno è quello di tutelare la qualità dello spettacolo che offriamo ai nostri tifosi". Così Umberto Calcagno, presidente dell'AIC, ha esordito commentando la ricerca "Injury Time", che sottolinea come l'aumento degli infortuni nei calciatori sia strettamente legato al calendario sempre più congestionato delle competizioni. Ha proseguito in seguito affermando: "Dobbiamo impegnarci per garantire che i top player siano messi nelle migliori condizioni per esprimersi al loro massimo livello".
L'Associazione Italiana Calciatori ha infatti pubblicato uno studio, "Injury Time", che evidenzia l'aumento degli infortuni tra i calciatori a causa del calendario sempre più fitto. Secondo i dati, i giocatori delle squadre di prima fascia disputano circa 55 partite all'anno e restano fuori per infortunio per una media di 71 giorni. Se il numero di partite aumentasse di 11 all'anno, ogni giocatore potrebbe restare fuori per 107 giorni in media.
Foto: calcagno AIC