Calcagno risponde a Sarri: “Ha ragione, ma non accetto che dica che non stiamo facendo nulla. E l’anno prossimo ci saranno ancora più partite”

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Dopo le parole di ieri di Maurizio Sarri, che ha accusato le istituzioni del calcio, il presidente della AIC, Umberto Calcagno, intervistato da Radio Sportiva, ha così parlato in tal senso: "Parto dicendo che sono d'accordo con le parole di Sarri, partiamo dal presupposto che non abbia notato tutto ciò che abbiamo fatto in questi anni. Il giorno della finale di Coppa Italia un convegno scientifico dove abbiamo messo in risalto alcune delle cose che ha detto. Con FifPRO, Sindacato Mondiale, da anni combattiamo questa battaglia con UEFA e FIFA, perché il problema non può essere risolto solo all'interno. Riguarda i top player, le gare internazionali e i calciatori che vanno con le Nazionali, è qualcosa di complesso: mi spiace e non accetto che si dica che non facciamo nulla. Siamo gli unici ad aver denunciato queste cose con FifPRO in una battaglia che va avanti da anni”. Una battaglia che va avanti da tempo: “Il primo dato è la salute del calciatore, i dati scientifici dicono che giocare così tante gare e averne così tante con tempi di recupero inferiori ai cinque giorni crea danni enormi. Ai miei tempi, un infortunio al legamento crociato era per l'80% dei casi legato a uno scontro di gioco. Oggi la percentuale si è invertita, l'80% di questi infortuni arriva senza scontri di gioco. E' il dato più chiaro per dire che non si può andare avanti così. Poi chi fa trasferte intercontinentali fa oltre 70 gare e oltre 90mila chilometri di trasferte all'anno. E' vero che sono i migliori ma non si può immaginare di continuare con questo trend”. Quella dei calciatori viene vista come una battaglia di privilegiati. “Abbiamo scritto alla Lega, ne abbiamo parlato in Consiglio Federale quando non è stata approvata la sosta natalizia. Si banalizza tanto: sono ragazzi bravi e fortunati ma si banalizza. Quando abbiamo chiesto di conservare i sette giorni di riposo dagli allenamenti durante la pausa natalizia, si è parlato ancora di privilegi... Quella era una settimana di riposo e scarico, viene interpretata invece come qualcosa di diverso. Siamo stati attaccati sempre come dei privilegiati. Sono ragazzi di diciotto o trent'anni che hanno una vita personale e ogni tanto devono staccare”. Con la nuova Champions il calendario sarà ancora più fitto: “Avremo una prima fase di Champions di dieci gare e non di sei. E' per questo che il calendario che si è adattato a non avere turni infrasettimanali in prospettiva di quel che sarà, ognuno occupa gli spazi rimasti liberi. Il valore economico, è chiaro, lo danno le grandi competizioni e nessuno vuole ostacolare la crescita del mondo ma serve salvaguardare la salute dei protagonisti”. Ridurre le squadre è una soluzione ragionevole? “Non è un'idea che si può mettere in campo. Se passassimo in A da 20 a 18, quelli slot verrebbero occupati da altro. Il problema non è il numero delle squadre di A, dobbiamo capire se c'è un numero massimo di partite, come chi ci dice chi studia il nostro mondo. Se c'è un numero massimo di minutaggio”. Foto: sito AIC