Quando si lascia qualcosa di bello è normale avere un po' di lacrime. Se poi hai la fortuna di salutare, seppur con una sconfitta, nel tuo Paese in uno degli stadi più belli e storici del mondo allora vuol dire che nella tua carriera qualcosa di buono l’hai fatta. A Napoli è finita un’era, quella di José Maria Callejon che tra le lacrime del Camp Nou lascia la maglia azzurra dopo sette stagioni. Callejon è quel giocatore indispensabile capace di trovarsi dalla difesa all’attacco contemporaneamente quasi come in campo ci fosse anche il suo gemello Juanmi, cresciuti entrambi nelle giovanili del Real Madrid dove debuttano nella formazione del Castilla nel 2007. Tanta la gavetta nelle selezioni giovanili dei Blancos fino al trasferimento all’Espanyol nel 2008 per poi far ritorno a Madrid due anni dopo. Nel 2013 il trasferimento al Napoli insieme al suo compagno di squadra madridista Gonzalo Higuain. E’ Napoli la città della consacrazione per lo spagnolo, è Napoli dove nasceranno le due figlie, India e Arya. Benitez, Sarri, Ancelotti e infine Gattuso, i suoi allenatori ma soprattutto è con Sarri che diventa punto di riferimento. Callejon risulterà il giocatore meno sostituito durante l’edizione del “sarrismo” sulla panchina azzurra. 146 le presenze con l’ex tecnico della Juve, 111 con Benitez, 66 con Ancelotti e 26 con Gattuso. 349 presenze in maglia azzurra e 82 reti, un bottino da record per l’esterno andaluso. Elegante e versatile in campo, riservato e uomo di famiglia fuori. Callejon vanta nella sua bacheca trofei come una Supercoppa Italiana col Napoli nella stagione 14/15, cosi come la Coppa Italia vinta per due volte nelle stagioni 13/14 e 19/20 aggiunte al titolo di capocannoniere. Con la maglia del Real Madrid uno scudetto nella stagione 11/12 e la Supercoppa Spagnolo l’anno successivo. Callejon ha dato tutto per il Napoli e il Napoli lo ha amato fin da subito, l’ultimo eroe silenzioso di un calcio moderno.