Lorik Cana si sta rivelando uomo dai gol pesanti, per quanto le sue mansioni siano sempre state decisamente più difensive che offensive. A distanza di oltre 36 ore, è ancora nitidamente impressa nei nostri occhi la perla balistica con la quale ha regalato alla Lazio i tre punti nell'ostica trasferta di Firenze, una sforbiciata quasi da figurine Panini. Prodezza che fa il paio con lo slalom di Marassi del 24 novembre, quando il capitano della nazionale albanese rovinò sul più bello - era il 94' - l'esordio di Sinisa Mihajlovic sulla panchina della Sampdoria.
Nella giornata di ieri il padre-agente Agim, interpellato in merito al futuro del figlio, che in Inghilterra hanno accostato al Manchester United, ha dichiarato che il ragazzo "ha un contratto fino al 2016 e non pensa a nessun'altra squadra. Nessuno mi ha chiamato, né lo United né altri club. Lorik è tranquillo, ma non può giocare una partita ogni due mesi: rispettiamo le decisioni dell'allenatore, ma merita più considerazione". Sì perché, in effetti, dall’avvento di Edy Reja sulla panchina dei biancocelesti in sostituzione di Vladimir Petkovic, che lo aveva praticamente sempre schierato nel cuore del reparto arretrato, Cana ha immediatamente perso posizioni nelle gerarchie capitoline, finendo ai margini a beneficio dei fedelissimi del tecnico goriziano Biava e Dias. L’infortunio del navigato brasiliano, che dovrebbe averne per altre due settimane circa, gli ha riaperto le porte della titolarità e prestazioni come quella del Franchi possono sicuramente indurre il mister a rivedere le sue convinzioni.
Venendo adesso ai passaggi salienti che hanno contraddistinto la carriera del versatile trentenne che, ricordiamolo, nasce centrocampista arretrato, va subito detto che Lorik vede la luce in Kosovo, a Đakovica, il 27 luglio del 1983 ma, a causa della guerra, da piccolo emigra con la famiglia in Svizzera, dove inizia ad accostarsi al mondo del calcio sgambettando nel vivaio del Dardania Lausanne. A 16 anni si trasferisce in Francia per entrare a far parte del settore giovanile del Paris Saint-Germain e sotto la Tour Eiffel, dopo un paio di annate trascorse a farsi le ossa nella formazione B, nel 2003 arriva l’esordio in prima squadra. Tra le file dei Les Parisiens, oltre a guadagnarsi la prima chiamata nell’Albania (preferita alle rappresentative svizzera e francese), totalizza nel complesso 75 apparizioni (6 delle quali in Champions League), impreziosite da 2 reti e, soprattutto, dalla Coupe de France conquistata nel 2004.
Nell’agosto del 2005 lascia Parigi per legarsi ai rivali dell’Olympique Marsiglia, indossando la cui maglia ottiene la definitiva consacrazione affermandosi come trascinatore, prima, e capitano, poi, del glorioso OM che, dopo i fasti della gestione Tapie a cavallo tra gli anni ’80 e ’90, non è più riuscito ad assurgere stabilmente nell’olimpo transalpino né, tanto meno, europeo. Dopo un quadriennio saluta il Velodrome con 175 presenze e 8 gol all’attivo, consapevole che prima o poi tornerà a chiudervi la carriera (lo dichiarò ai tempi e lo ha ribadito 3 mesi fa), per misurarsi in Premier League. Steve Bruce, all’epoca coach del Sunderland, intravede subito carisma e stoffa da leader nato nel medianaccio, cui affida senza remore la fascia da capitano malgrado sia un neo acquisto. Lorik scende in campo 35 volte, la stagione si rivela positiva per i Black Cats che centrano una tranquilla salvezza, ma nel luglio del 2010 - a dispetto del quadriennale siglato appena 12 mesi addietro - per Cana è già tempo di rifare le valigie.
La penultima tappa del tour è rappresentata infatti dal catino dell’Ali Sami Yen e proprio dal Galatasaray la Lazio, su input del connazionale ds Igli Tare, lo preleva infine nell’estate del 2011 nell’ambito dell’operazione che porta ad Istanbul Fernando Muslera. Sin qui sono 78 i gettoni accumulati con il club di Lotito, quasi tutti da difensore centrale, ruolo in cui si è andato progressivamente specializzando (anche in Nazionale con il Ct Gianni De Biasi) grazie ad un buon senso dell’anticipo e ad una considerevole prestanza fisica (186 cm per 78 kg). Nella sua bacheca campeggia la Coppa Italia levata al cielo dell’Olimpico, da titolare, contro la Roma lo scorso 26 maggio, ma adesso l’obiettivo del duttile jolly è convincere Reja a dargli fiducia, eventualmente anche a suon di incursioni in area avversaria: Lorik Cana ormai ci ha preso gusto.