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Di Canio, quando un tatuaggio può costare caro

15.09.2016 | 00:25

Paolo Di Canio paga con il posto, per quanto ufficialmente Jacques Raynaud, vice presidente esecutivo di Sky Sports abbia parlato di sospensione concordata della collaborazione professionale, il suo credo politico. Che l’ex bandiera della Lazio fosse di destra era cosa nota a chiunque, ma quel tatuaggio “Dux” inneggiante al Duce (che comunque ha da anni), in bella mostra sul braccio (tatuaggio che comunque aveva da tempo), ha scatenato una bufera via social e non solo. Foto che era stata tra l’altro “catturata” con screenshot su Facebook durante una promo del nuovo programma del diretto interessato. Di qui la decisione del network satellitare. Lo stesso Di Canio, ai tempi del suo ritorno alla Lazio sul finire della carriera, aveva suscitato polemiche furibonde soprattutto il 6 gennaio del 2005 quando, in occasione di un derby di Roma vinto dai biancocelesti per 3-1, si era rivolto alla sua curva con il saluto romano. Non arrivò una squalifica bensì una semplice multa da parte della Disciplinare, ma il giocatore reiterò in qualche modo il gesto nei match con Siena, Livorno e Juventus, al punto da suscitare una presa di posizione della Fifa, che minacciò pesanti sanzioni. Di Canio negli anni ha sempre sostenuto, va precisato, che quel tipo di saluto non integrasse alcuna apologia, motivandolo con il senso di appartenenza alla curva laziale. Restando in ambito di opinionisti televisivi defenestrati per “questioni ideologiche”, va ricordato, avuto riguardo ai precedenti più recenti, il caso dell’ex centrocampista di Milan e Genoa Stefano Eranio, che nell’ottobre del 2015 fu allontanato dalla tv svizzera RSI per un’infelice uscita in telecronaca sul romanista Rudiger, considerazione a sfondo tecnico che era stata estesa ai giocatori di colore in generale.

Foto: screenshot Facebook