“Abbiamo iniziato a copiare Guardiola, ma con un ritardo di dieci anni e i risultati sono questi. Andiamo più piano degli altri, il nostro possesso palla è spesso sterile, il pallone gira piano e male, abbiamo poca concretezza. È una strada che non ci ha portato da nessuna parte all’Europeo, e rischia di fare danni anche nelle Coppe. Eppure è chiaro dove va il calcio: persino la Spagna ha accantonato il possesso a tutti i costi per cercare la verticalità, ed è così che ha vinto l’Europeo. E il City di Guardiola tiene palla, sì, ma lo fa nella metà campo avversaria, non davanti alla propria area come succede in Serie A”.
“Il punto è l’intensità. Le squadre italiane, in Champions, vanno troppo piano perché sono abituate al ritmo della Serie A. Dopo la sconfitta del Bologna in casa dell’Aston Villa, ho chiesto a Italiano che impressione gli avevano fatto le due inglesi affrontate subito, Aston Villa appunto e Liverpool. Mi ha risposto: “Corrono, vanno più forte, hanno un altro passo”. Andate a vedere le partite di Zirkzee in Premier League e ditemi se vi sembra lo stesso giocatore che abbiamo ammirato a Bologna: in Italia faceva quello che voleva, in Inghilterra non ha nemmeno il tempo di pensare alla giocata che gli hanno già soffiato il pallone. Ecco, alle nostre squadre succede più o meno la stessa cosa”.
Ha poi aggiunto sulle perdite di tempo in campo: “In Italia i giocatori restano a terra dopo ogni contrasto, va bene anche ai tifosi. All’estero corrono, pressano e vanno in verticale. E un ritmo così serrato le italiane lo soffrono, lo abbiamo visto nelle ultime partite di Champion. Vedo continuamente giocatori che restano a lungo a terra dopo qualunque tipo di contrasto, e se l’arbitro prova a “velocizzare” protestano tutti, spettatori inclusi”.
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