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CAPRARI, MAI COSÌ IN ALTO

16.02.2022 | 14:09

Vola l’Hellas, vola Gianluca Caprari. I gialloblù toccano il cielo con un dito, spinti dai gol e dalle giocate dell’attaccante romano, pupillo di Zeman. Caprari, infatti, nasce nel settore giovanile della Roma ed esordisce in Serie A nel lontano 2011 a soli 17 anni, per una manciata di minuti in una sfida col Milan dei campionissimi. L’anno seguente, sotto la guida di Luis Enrique, trova anche la gioia del debutto nelle coppe europee nella sfida di andata e ritorno contro lo Slovan Bratislava, poi persa dai giallorossi. Nonostante la grande fiducia riposta dall’attuale ct della Spagna, Caprari a gennaio 2012 si trasferisce a Pescara, in una squadra allenata dal tecnico boemo che insegna calcio in Serie B, guidata da un trio quale quello formato da Verratti, Immobile e Insigne. In una squadra che verrà ricordata negli annali della cadetteria, Caprari si ritaglia uno spazio importante segnando 3 reti in 13 apparizioni.
Per uno strano scherzo del destino, l’anno seguente il suo mentore Zeman passa alla sua Roma, ma lui continua a Pescara mettendosi in mostra in Serie A in una squadra destinata alla retrocessione. L’amore per l’Abruzzo e per i delfini lo portano a restare per ben sei stagioni nel club del presidente Sebastiani, fino alla stagione 2016/17, nella quale mette a segno 9 reti e 5 assist in 35 presenze in massima serie. Un rendimento top, che non permette al Pescara di restare in A, ma gli attira le sirene di mercato, che lo portano l’anno seguente a Genova, sponda Doria.
Con la Samp Caprari gioca due stagioni e mezzo, nelle quali dimostra ampiamente di valere la categoria. Elemento prezioso dello scacchiere di Giampaolo, un tecnico che lo coccola e lo valorizza come recitano i numeri sotto porta. Con l’addio del tecnico in direzione Milan, termina quell’idillio che lo aveva fatto amare dai tifosi blucerchiati. Caprari passa al Parma, ma ci resta per soli sei mesi. La stagione successiva il trasferimento al Benevento, ma neanche con i sanniti arriva la svolta. Sole 5 reti, che a fine anno condannano il club di Vigorito alla retrocessione in B, dopo un girone d’andata super.
Sembra un incubo, l’ennesima storia del ragazzo prodigio mai diventato uomo. In estate il ritorno alla Samp, vissuto da separato in casa. Mesi tormentati, in cui non mancano litigi e polemiche. Sembra fatto il suo passaggio alla Salernitana, ma l’addio di Zaccagni in direzione Lazio porta l’Hellas a sceglierlo come suo erede designato. Un matrimonio che viene celebrato da Tudor, giunto nel Veneto dopo i disastri di Di Francesco. Con il tecnico croato Caprari spicca il volo. 9 gol, 6 assist, una squadra che pende dalle sue giocate. Un rendimento mai così in alto in carriera, che inevitabilmente porta al riscatto dalla Sampdoria (fissato alla 22esima presenza). Se doveva sostituire Zaccagni, la mission è già completata. Ora il Verona se lo coccola, solo Mancini sembra ancora snobbarlo.
FOTO: Twitter Hellas Verona