Carmen Turlea, prima di essere la fidanzata di Emanuele Belardi, è la brava e bella pallavolista di origine rumena ma ormai italiana a tutti gli effetti. Non solo perché nel 2011 ha ottenuto la cittadinanza italiana ma soprattutto perché protagonista della nostra pallavolo. Vanta un palmares davvero invidiabile: quattro campionati rumeni, un campionato italiano (2001-02),una Coppa Italia di serie A2 (2006-07), una Coppa Cev (2009-10), migliore giocatrice straniera (2005-06), tre volte premiata come miglior realizzatrice.
Che significato dai al titolo della nostra rubrica?
Io ed Emanuele siamo dei privilegiati, è vero. Amiamo lo sport, lui il calcio e io la pallavolo, con la grande fortuna che questo amore coincide con il nostro lavoro. Possiamo godere di una bella vita ma aldilà delle apparenze siamo persone normalissime che fanno i conti con difficoltà e sacrifici. Il nostro lavoro, per dirne una, non ci consente di vivere nella stessa casa e per una coppia non è bello. Durante i campionati dobbiamo accontentarci del lunedì, il nostro giorno libero. Se Emanuele, poi, dovesse andare a giocare in una squadra di B, sarebbe ancora peggio perché lui avrebbe la domenica per riposare mentre io gioco. Dobbiamo scegliere le squadre in base alla distanza in modo da poterci raggiungere. Ti assicuro che non sono sacrifici di poco conto o scelte sempre facili.
Calcio - pallavolo: due mondi se non opposti, molto lontani. Come li conciliate?
Io con la condivisione totale. Mi piace parlare con Emanuele di tutto, anche dei miei problemi di lavoro, con lui rieco a scaricare le mie tensioni. E ha un effetto benefico. Per Emanuele, invece, è diverso. Lui caratterialmente è molto chiuso, non ama parlare di sconfitte o eventuali problemi di spogliatoi. Tiene tutto dentro. E' fatto così. Ma le partite di calcio le guardiamo sempre assieme. Fuori dalle quattro mura domestiche, ci piace frequentare qualche coppia di amici sia tra calciatori che pallavolisti. Purtroppo succede solo d'estate. Per fortuna il calcio e la pallavolo vanno in vacanza nello stesso periodo.
Tu sei figlia d'arte, tua madre è stata una giocatrice della nazionale rumena, quindi abituata sin da piccola ai sacrifici della pallavolo, la seguivi per ore e ore in palestra. Quanto ti ha aiutata questo esempio?
Per me è stato naturale capire che la mia vita sarebbe stata questa qui. Era nell'ordine delle cose. Anche allontanarsi dalla famiglia, per quanto doloroso, è stato naturale. Sì, credo che l'esperienza della mamma mi abbia aiutata molto ad acquisire questa consapevolezza.
Il vostro lavoro non vi consente di vivere la coppia nella quotidianità. Questa distanza come si concilia con i vostri progetti?
Il progetto di una famiglia c'è e non sarà nemmeno difficile realizzarlo. Il ciclo della pallavolo per me si sta concludendo. Un periodo bellissimo ma che lascia il campo ad un altro, forse, ancor più sorprendente.
Lo scotto più grande che hai pagato per arrivare ad ottenere tutti i tuoi successi?
Sicuramente, lasciare la mia famiglia e le amicizie del mio paese. Con il tempo ho imparato che quei primi legami sono quelli più importanti, i più veri, quelli che conservo nel mio cuore con più nostalgia.
Il difetto di Emanuele con cui hai dovuto subito fare i conti per il quieto vivere?
La sua chiusura caratteriale. Stare con Emanuele non è sempre facile, devo indovinare i suoi umori e pensieri, lasciargli i suoi spazi. Ma ci sto lavorando e a poco a poco sento di vincere anche questa partita. Per la verità la stiamo vincendo insieme perché anche lui, pur non essendo nella sua indole, ma sapendo quanto ci tengo, mi riempie di coccole e premure.
Non è poi tanto vero che calcio e pallavolo siano così distanti. L'amore è sempre punto d'incontro.