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CARI DE LA E SARRI…

16.02.2017 | 15:00

De Laurentiis
Caro presidente De Laurentiis, con tutta la stima possibile e immaginabile, avendole spesso dato i meriti di una rinascita calcistica napoletana, le dico sinceramente quello che penso. Dopo una festa come quella di Madrid, festa per il Napoli che entrava nel tempio e che andava elogiata a prescindere, fossi un calciatore del Napoli mi sentirei profondamente offeso. Lei, esimio De La, ha salvato soltanto Insigne, gli altri non avevano “cazzimma”, erano “nulli”. Se io mi chiamassi Diawara, avessi 19 anni e leggessi queste cose da parte del mio presidente, mi interrogherei sull’opportunità di trascorrere il mio futuro a Napoli. Fossi in lei, gentile De La, rettificherei e chiederei scusa. Dopo una partita come quella di ieri avrebbe dovuto dare una carezza a chiunque, magazziniere compreso, pensando alla prossima gara in casa del Chievo e tenendo nel cassetto viva la speranza – con comportamenti giusti – di ribaltare il risultato al ritorno. Avrei lasciato a chi ammorba l’aria napoletana ogni lunedì (e non solo) il compito di scatenarsi con le critiche prevenute. Anche ieri sera sono venuti fuori i santoni travestiti da corvi, quelli che scrivevano di cronaca e che non sanno se il pallone è rotondo o quadrato. Quelli che più distribuiscono veleni più sono contenti, quelli che del Napoli non gliene frega nulla. Quelli che prima di andare in onda organizzano una telefonata e si “fanno raccontare due cose al volo” da chi ne sa di più e poi quelle cose vanno in onda. Quelli che non aspettavano altro che scagliarsi su Hamsik, lo spot preferito. Quelli che al Napoli non vogliono bene, gatti neri che attraversano la strada, e si incazzano pure se qualcuno ha la faccia tosta di dirglielo. Assurdo. Ma lei è il pres, gentilissimo De La, e i calciatori sono figli intoccabili, meritano carezze: non avevano perso mica in casa del Roccacannuccia, con tutto il rispetto che si deve al Roccacannuccia.
Quanto a Sarri, la stima nei suoi riguardi è immensa per almeno cinque-sei motivi che è inutile snocciolare tutti. In un anno e mezzo ha ribaltato il mondo Napoli: ha rivalutato il magazzino (nell’estate 2015 i signori Koulibaly, Ghoulam, Jorginho e Hamsik erano reduci da una stagione assurda), ha perso Higuain (clausola per l’Italia, una manna per la Juve!) e poi Milik per infortunio, e poi e poi… Si è inventato Mertens centravanti, il Napoli oggi e fino a prova contraria è in corsa su ogni fronte. Sarri direbbe vincere “obbligatoriamente” quando altri sono saliti sul primo aereo per Madrid dopo aver bucato una qualificazione Champions. Eppure, non è la prima volta, Sarri deve sentirsi attaccato in pubblico dal suo datore di lavoro, quasi spernacchiato dal punto di vista tattico come se fosse l’ultimo allenatore sulla faccia della terra. Lo stesso datore di lavoro che il giorno prima del Bernabeu lo aveva esaltato, lo stesso datore di lavoro che per fargli siglare il rinnovo di contratto a 1,6 milioni ha aspettato quasi l’estate del 2016, con deposito successivo. La cifra, 1,6 milioni, meriterebbe un approfondimento: ci sono suoi colleghi che guadagnano 3 a stagione senza sapere come mai… Ora se a Sarri si danno cazzotti mediatici piuttosto che carezze, se si pensa che sia un burattino, se il rispetto è sotto le scarpe, se non si ha la minima riconoscenza dopo uno strepitoso lavoro che potrebbe portare al secondo anno in Champions (il terzo posto attuale vale un playoff, giusto?), allora è meglio andare ai titoli di coda. Fossimo in Sarri faremmo il massimo fino a maggio e poi decideremmo di salutare, in modo irrevocabile. Il presidente ha sempre ragione, perché paga puntualmente e può esprimere qualsiasi giudizio. Ma quando ti sbatte in prima pagina, quando ti umilia in pubblico, quando vuole fare l’allenatore, non c’è patron che tenga. Se il mio editore dice che sono scarso, che non so andare in onda, che buco le notizie, saluto e me ne vado. Caro Maurizio, se queste sono le condizioni il calcio puoi farlo lontano da Napoli. Magari in cambio di una carezza, di rispetto totale. Perché la vita, anche di un allenatore, non è una clausola o una prigionia. Soprattutto quando dovrebbe prevalere la riconoscenza, questa sconosciuta. E invece no, schiaffi più schiaffoni. Ancora a Napoli: ma chi te lo fa fare, a queste condizioni? Diglielo oggi o domani al tuo pres: così pensa a un altro allenatore fin da ora, tu vinci più che puoi fino a maggio e ti togli dalle scatole. Perché le scatole sono piene, oppure hai ancora qualche scaffale libero?
Foto: Napoli Twitter