CARO LUCIANO…
21.04.2016 | 23:10
Luciano Spalletti è un ottimo allenatore. Da quando è arrivato alla Roma lo abbiamo riempito di elogi: in circa tre mesi ha ribaltato la squadra, le ha dato un’identità, le ha consentito di recuperare in classifica e di blindare ormai il terzo posto, con una minima speranza di insidiare il secondo del Napoli. Le ultime tre partite non sono state da tramandare a livello di qualità del gioco, ma la Roma ha pagato evidentemente il dispendio enorme di energie delle settimane precedenti. Se fosse dipeso da Sabatini, ci sarebbe ancora Garcia sulla panchina giallorossa. E anche in caso di svolta, difficilmente sarebbe stato Spalletti il prescelto del direttore sportivo. E sotto questo aspetto tutto fila liscio. Abbiamo anche compreso le motivazioni che portarono Spalletti a spedire Totti a casa dopo un’intervista del capitano alla Rai, forse inaspettata e non autorizzata. Ma in quel caso dicemmo anche che sarebbe stato giusto evitare quel clamore. Spalletti faccia l’allenatore, è tra i più bravi, e magari può anche decidere a dismisura il minutaggio da dare a Francesco. Magari evitando i quattro o i cinque minuti più recupero, com’è successo contro il Real in Champions e nell’ultimo turno di campionato, sulla pelle del Torino. Che Totti poi in quattro o cinque minuti possa fare il fenomeno, questo è scritto dalla storia. Cosa avrebbe dovuto fare Spalletti dopo il pareggio di Bergamo regalatogli dal capitano? Dirgli “bravo, complimenti”. Due parole. Evitando quella filippica inutile, inconcludente. Non contento, don Luciano ci è tornato sopra nella conferenza stampa prima del Toro, un altro logorroico e insignificante monologo. Sarebbe stato così difficile dire “bravo” a Totti dopo il pareggio di Bergamo? Evidentemente si, l’orgoglio del tecnico di Certaldo è più grande del Madison Square Garden. E se la missione di risolvere la pratica Totti gli è stata consegnata da Ponzio Pilato Pallotta, ci sono modi e modi. Altrimenti tutto sembra strano: come quel sorriso di Spalletti dopo la spaccata di Totti per il momentaneo 2-2 a spese del Toro, che dopo pochi minuti si è addirittura tramutato in un sensazionale 3-2 con impeccabile trasformazione da metri undici. Spalletti faccia l’allenatore, non è il rappresentante sindacale della proprietà Roma, decida anche di non fare giocare il numero 10, ma non ci racconti dieci volte a settimane le stesse cose. Non tutte di sua competenza. C’è una linea di demarcazione tra le cose che spettano al responsabile della panchina e quelle di assoluta competenza del club. Situazioni che non si risolvono pubblicando sul sito immagini con prove di dialogo tra i due. Della serie: avete visto come si parlano, come sono in sintonia, come si capiscono? Già, dovremmo credere davvero a tutto? No che non ci crediamo. Abbiamo visto, nella baraonda post Roma-Torino, Spalletti che dava un buffetto e Totti che neanche se lo filava. Quindi non raccontiamo barzellette perché nessuno ci crede e nessuno sorride. Facciamo solo in modo che il tramonto di un grande campione non sia intossicato, come quello di Maldini e Del Piero. Anzi, già l’hanno intossicato. E tu caro Luciano, fai solo e semplicemente l’allenatore: sei bravo e ci riesci alla grande. Di tuttologi non ne abbiamo bisogno, soprattutto in una vicenda del genere.
Foto: Twitter Roma