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Cassano: “Io il più grande talento sprecato degli ultimi anni, che rimpianto il Real! Proverò a fare il ds”

22.04.2020 | 18:14

Antonio Cassano, ex fantasista di Roma, Samp e della Nazionale, ha parlato toccando diversi argomenti ai microfoni di Sky: “Vedo un po’ di partite del passato, studio un po’ di calciatori del Sudamerica, ma mi manca tanto la Formula 1, Valentino, Federer e l’NBA. Ora però la priorità è la salute, dobbiamo stare attenti a non ricadere nella crisi che sta passando”.

Un consiglio per diventare un giocatore della Roma?
“La cosa prioritaria è divertirsi fino a 15-16 anni, poi serve tanta fortuna da Madre Natura. Ci sono buoni giocatori, fenomeni, tanti tipi diversi di calciatori. Poi anche un po’ di fortuna non guasta”.

Come sta il più grande talento italiano degli ultimi anni?
“Sono dimagrito, forse la maturità e l’anzianità mi hanno aiutato. Il più grande talento degli ultimi anni sì, ma buttato via. Una cosa è cambiare e un’altra è mandare al paese tutti quanti, rovinare rapporti, non allenarsi: il professionista si comporta in altro modo. Ho oltrepassato il limite tante altre volte”.

Sarebbe bello fare un film su un grande ritorno di Cassano come calciatore:
“L’idea è magnifica, la prendo in considerazione, non ci ho mai pensato. Sono maturato? I figli ti fanno cambiare la prospettiva, mi hanno fatto migliorare ma devo dire grazie a mia moglie, mi ha dato una grandissima mano per farmi cambiare, con tutto l’affetto e l’aiuto che una donna può dare al proprio uomo. Accetterei solo l’Entella però, non ho mai conosciuto una persona buona, nel mondo del calcio, come Gozzi. Un po’ come Garrone. Gli auguro di andare in Serie A, se lo meriterebbe”.

Il Mondiale 2006 con l’Italia è uno dei tuoi più grandi ramarici?
“A 23 anni sei nella più grande squadra della storia (il Real Madrid, ndr) e non la sfrutti: questo è il mio rimpianto, la più grande scemenza che ho fatto nel calcio. Un’occasione clamorosa buttata dalla finestra, mi ha fatto capire quello che ero e cosa ho buttato via”.

Non credi che il Barcellona sarebbe stato più adatto al tuo calcio?
“Nel 2006 al posto mio giocava Ronaldinho, con Eto’o al centro e un Messi in rampa di lancio. A Madrid invece c’eravamo a sinistra io o Robinho: ho fatto la scelta giusta ad accettare ma una gran stupidata a fare disastri. Capello? Aveva fatto tantissimo per me già prima: io arrivai sei mesi prima di lui, ho fatto una preparazione ottima e perso 16 kg. Nelle prime tre partite sono partito alla grande, facendo due gol e alla quarta mi ha messo fuori: io sono andato fuori di testa mancandogli di rispetto per l’ennesima volta e stavolta lui ha sbottato, non ne poteva più. Lui tratta tutti alla stessa maniera, ma a cinque giornate dalla fine mi ha dato ancora una opportunità: lui ha fatto tanto per me, io poco per lui”.

Qual è stata l’esperienza da giocatore che ti è piaciuta di più?
“Alla Sampdoria, venivo da un anno e mezzo di buio al Real e mi sono rimesso in gioco, ho fatto qualcosa di straordinario, andando in Champions e in finale di Coppa Italia con una squadra normale. Ho anche conosciuto mia moglie, è una città che mi ha dato tanto, vivrò qui per la vita”.

Stai pensando di fare il direttore sportivo?
“Se ho intrapreso la strada del ds è solo merito di Ausilio, è il migliore che c’è in circolazione, ma non si vende bene. Fa bene comunque ad essere così, è il numero 1. Ferrero? L’ho incontrato sei mesi fa e ci siamo presi tempo per capire bene la situazione, abbiamo parlato e l’idea di fare il ds c’è, voglio capire se lui non ha cambiato idea. Io vivo di calcio, è la mia vita. Se dovessi avere una opportunità la prima persona che contatterò sarà Lele Adani, il Messi degli opinionisti, conosce anche i giocatori della Bolivia e dell’Ecuador”.

Il giocatore più forte che hai incrociato nella tua carriera?
“Maldini è il difensore che mi ha fatto dannare l’anima: con gli altri grandi difensori sapevo sempre come metterli in difficoltà, lui era veloce, rapido, forte fisicamente e con grande personalità, qualche problema me lo creava”.

Mondiale 2010, hai l’impressione che con un ritiro diverso, con più clausura, sarebbe finita in modo diverso?
“No. Puoi non dormire, stare con la famiglia, ma è la testa che conta: abbiamo fatto un mese tirato, a livello di preparazione qualcosa abbiamo sbagliato, eravamo sfatti a livello fisico. Correvamo dentro la sauna per un’ora, al secondo giorno ho detto: ‘voi mi mandate al manicomio'”.

Finire al Bari è una idea che ti ha solleticato?
“Quando ero a Parma ho avuto la proposta di Paparesta, ma non me la sono sentita di andare in Serie B e ricominciare un’altra volta. Sai come si dice, nella propria città è meglio non tornare a giocare, ho preferito tornare alla Sampdoria perché dopo l’addio burrascoso volevo chiudere come volevo, ma comunque non ci sono riuscito”.

L’esperienza al Milan: come la ricordi
“Del Milan ho sempre parlato bene, così come dell’esperienza dello Scudetto vinto. Ho avuto problemi solo con Galliani, volevo a tutti i costi un rinnovo di contratto e in quegli anni lì loro volevano trattare anno per anno con chi andava in scadenza, io avevo due anni. L’Inter mi cercava e abbiamo strappato con Galliani, ma ho avuto una esperienza clamorosa. E senza i miei problemi al cuore, avremo vinto anche il secondo Scudetto”.

Che rapporto avevi con Ibrahimovic?
“Favoloso, giocavo come lui voleva, impazziva per giocare con me. Non mi interessava fare gol, giocavo per lui: il problema è per chi gioca al suo fianco e non è un campione come lui, si arrabbia. È il terzo centravanti della storia del calcio dopo van Basten e Ronaldo, è ancora un grandissimo campione”.

Cosa avresti fatto se non avessi fatto il calciatore?
“A scuola andavo poco e niente, non avevo grandi qualità intellettuali, la cattiva strada non credo l’avrei presa perché non volevo dare una delusione a mia madre. Avrei fatto un lavoro comune, molto semplice: in salumeria, o in un supermercato”.

Guardiola o Klopp?
“Klopp mi piace tantissimo, ma Guardiola è il più grande allenatore della storia del calcio, un rivoluzionario mai visto. Anche se l’Olanda di Crujff non me la ricordo”.

Il tuo allenatore preferito?
“Don Fabio, come posso dir di no”.

Il mitico gol in Bari-Inter. Cosa hai pensato dopo?
“Quel momento là mi è passata un po’ di vita davanti agli occhi, ho capito che sarei diventato famoso, che sarei diventato bello”.

Soprannome ai tempi di Roma: Fantantonio o Peter Pan?
“Sono nato Peter Pan e morirò Peter Pan, anche se mi piace molto anche Fantantonio. Peter Pan però è più adatto, io sarò sempre un bambino”.

Perché i bambini sono più attratti da CR7 che da Messi?
“Perché mediaticamente è più esposto, però se andiamo a vedere nello specifico, Messi e Cristiano Ronaldo sono cose diverse. Il primo non lo vedremo mai più nella storia del calcio, come Jordan o Federer, il secondo è un grandissimo calciatore, ma è costruito”.

Tu hai conosciuto un altro campione introverso alla Messi come Zidane, unico nel tocco di palla:
“Oltre a Zidane c’era un altro che toccava la palla in un modo incredibile. Juan Roman Riquelme, è il giocatore più amato della storia del Boca Juniors, io rimanevo sveglio fino alle 3-4 della notte per imparare da lui, anche da giocatore affermato”.

Zaniolo può diventare uno dei più forti al mondo in futuro?
“Più forti al mondo non credo, lo vedo come una mezzala di grande fisicità e buona qualità, ma non lo vedo come un talento, come poteva essere Alcantara 4-5 anni fa o Sancho adesso”.

Ilicic è forse il più grande talento in Italia ora. Vi assomigliate un po’:
“Stai sfondando una porta che ho spalancato da 3-4 anni. Se avesse avuto la fortuna di incontrare Gasperini prima, sarebbe al top nel mondo. Qualcosa in comune con me può essere che sembriamo svogliati, ma il tocco di palla è davvero importante”.

Il compagno a cui sei rimasto più legato?
“Ne ho due in particolare: Francesco Totti, ci conosciamo dal 2001 ed è un mio amico. L’altro invece è Bobo Vieri, questi sono i pazzi scatenati che sento ancora nel mondo del calcio”.

Il gol più umiliante che hai fatto ad un portiere?
“Non prendevo mai in giro portieri e avversari, ma dico quello contro la Juve da metàcampo, Chimenti faceva il furbo stando molto alto e l’ho ‘buttato nella retina’. Quando lo vedo gli dico sempre che si è ritirato per la brutta figura che gli ho fatto fare”.

Qual è il bomber che hai reso più forte e prolifico?
“Pazzini con me ha fatto 40 gol in due anni, poi 60 negli ultimi quattordici”.

Il giocatore con cui hai avuto maggior feeling?
“Francesco Totti, in assoluto. C’era un’affinità unica, quando gli stava arrivando la palla sapevo già cosa avrebbe fatto”.

Ti fa piacere essere ricordato con così tanto affetto dai tifosi?
“Due anni fa sono andato a fare una vacanza in Oman, anche lì mi davano tanto affetto. Nel calcio non devi vincere tanto per lasciare un segno, chiaramente lo devi fare per entrare nella leggenda, ma non è il mio caso. Credo di aver dato tanto divertimento, quello che ho dato al calcio credo che rimarrà ai tifosi della mia epoca”.

Foto: FIGC