Castellacci: “Protocolli da differenziare tra Serie A, B e C. Una bolla? Mancano strutture”
Enrico Castellacci, medico sportivo ed ex medico della Nazionale italiana di calcio, e medico sociale del
Guangzhou, in Cina, ha parlato in merito alla situazione
Covid in Italia, ai protocolli da seguire e sul calcio in generale. Queste le sue parole rilasciate a
Radio Punto Nuovo: "Difficile dire se la curva si stia abbassando. Il Covid ha insegnato a tutti che non si possono fare pronostici. Il trend sta migliorando anche perchè ci sono stati dei lockdown più o meno parziali, la mia paura è per Natale quando potrebbe essere liberato di nuovo tutto. Bisogna fare attenzione. Da un punto di vista calcistico bisogna stare molto attenti perchè non penso che i contagi possano finire da un giorno all'altro". Sulle
ripositivizzazioni:
"E' un dato su cui riflettere, ma è un dato scientifico. Chi prende il Covid e lo prende con una virulenza bassa, sviluppa meno anticorpi e quindi è più facile che possa riprenderlo. E' tutta una questione di anticorpi. Probabilmente questi giocatori che hanno ripreso il Covid, nella prima occasione avevano preso il virus con una carica bassa e ora ci sono ricascati. Purtroppo ci può stare, ma questo vale per tutti noi". Sui protocolli:
"Purtroppo anche attualmente ci sono i protocolli di giugno, quando la carica virale era molto bassa e il virus stava scendendo. Ora con 30.000 casi al giorno, dove è molto facile entrare in contagio con qualche positivo, credo che i protocolli dovevano essere un pò più severi. Non dico che ora bisognava fare una bolla, perchè sarebbe una cosa paradossale e dispendiosa, ma fare dei ritiri in alberghi con solo calciatori, avere il meno contatto possibile con l'esterno, questo si. Le famiglie? Chiaramente è un problema, però se si vuole andare avanti credo che qualche sacrificio andava fatto. Io ad esempio vengo dall'esperienza della Cina con la squadra di Cannavaro e ora la Champions League asiatica qui a Doha. Noi siamo in un albergo, in una bolla e non possiamo uscire se non per fare allenamento e partita. Questo è". Fare distinzioni:
"In passato ho detto che bisognava distinguere i protocolli dalla A alla B alla C. La Serie A ha ad esempio strutture che potrebbero ospitare una bolla ed evitare enormi contagi. Serie B e Serie C, per costi ed altro, ovviamente no. Bisogna fare una valutazione razionale ed obiettiva delle varie situazioni". Foto: FIGC