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Castellacci: “Se si volesse, si seguirebbe il modello della Germania. Il protocollo gira la patata bollente ai medici”

13.05.2020 | 12:45

Enrico Castellacci - FIGC - Sito ufficiale

Enrico Castellacci, ex medico della Nazionale italiana, ha parlato del protocollo e della ripresa del campionato a Radio Bianconera: “Il protocollo gira la patata bollente ai medici del calcio. È successa una cosa un po’ clamorosa, l’anello debole è sempre stato il medico del calcio che al momento non è contrattualizzato a livello federale. È sempre stato in subordine, non siamo rappresentate neanche nell’ufficio della Federacalcio. Paradossalmente la posizione più critica è diventata quella fondamentale. Il medico del calcio non può avere tutte le responsabilità, soprattutto quelle che non gli competono e che dovrebbero competere ai club. Il medico è un lavoratore che dipende dal club, i giocatori rientrano nella tabella INAIL. Inoltre i club devono chiamare anche un medico del lavoro che dovrebbe tutelare quelli nel club che non sono calciatori. Molti medici oggi mi hanno chiamato, soprattutto dalla Serie B, minacciando di dimettersi se non vengono cambiati i protocolli. Se ci sono delle carenze di tipo logistico, non possono essere responsabili i medici del calcio. Non può fare il guardiano di tutto, tantomeno può fare qualcosa se esistono delle défaillance di tipo logistico e organizzativo. Non possiamo caricare tutto sulle loro spalle, visto che non hanno nemmeno alcuna assicurazione. Poi c’è l’aspetto della quarantena di quindici giorni per tutta la squadra che probabilmente non farà ripartire il campionato, appena i giocatori torneranno in famiglia è prevedibile che si trovi un asintomatico. A quel punto il campionato è finito”.

C’è un attacco al calcio?

“Non so se sia un attacco, perché qui si entra sul piano politico. Vogliono usare molta cautela, ma al tempo stesso non vogliono essere loro a dire no al campionato, quindi pongono dei paletti per cui alla fine il campionato si autoannulla”.

In Italia non si può seguire il modello tedesco?

“Se ci fosse stata veramente la volontà di far ripartire il campionato si sarebbe seguito il modello tedesco. Basta un solo positivo per far finire immediatamente il campionato e non è una cosa difficile che si verifichi”.

Chi si prenderà la responsabilità?

“Se la devono prendere coloro che ce l’hanno. Esistono dei tavoli di lavoro ai quali noi medici del calcio non siamo invitati. Devono fare dei protocolli che possano essere applicati dai medici, ma non è comunque finita lì. I calciatori devono allenarsi perché sono professionisti, anche se il campionato non si gioca. Ma questo deve valere anche per Serie B, C e dilettanti e ovviamente i protocolli non possono essere gli stessi della Serie A”.

Quanto è alto il rischio infortuni se si riprende?

“È alto e lo sappiamo. Le strutture muscolari e articolari devono essere riallenate. Viviamo un momento di eccezionalità che si riporta anche nella nostra vita calcistica. Ci sarà un rischio maggiore, ma bisogna affrontarlo se si vuole andare avanti”.

Foto: FIGC