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Catanzaro-Avellino, la giustizia sportiva da riformare. E se fossimo un Paese giusto…

20.12.2017 | 00:25

Assoluzione. Tanto rumore per nulla, mancavano le prove. Così Catanzaro e Avellino sono stati prosciolti, smontate in modo clamoroso le accuse, pur senza un’intercettazione diretta che giustificasse la richiesta della Procura Federale. Soltanto prove ambientali, nulla di più. Ma si può, in situazioni del genere, chiedere la retrocessione di due club? Così chi aveva provato a giocare sulla pelle di due società è stato respinto al mittente. E non sarebbe stato giusto ammettere la responsabilità presunta. In situazioni del genere o sei colpevole, e paghi. Oppure vieni liberato da qualsiasi accusa, e sei prosciolto. Una via di mezza sarebbe stata assurda. Ma i capi di imputazione all’Avellino, nel caso specifico al presidente Taccone e al direttore sportivo De Vito, che si sciolgono come neve al sole, chi li paga? Quale sarebbe il risarcimento? Già, perché se mi accusano di aver rubato e non l’ho fatto qualcuno mi dovrà pure i danni, come minimo morali… In un Paese che talvolta condanna gli innocenti e assolve i colpevoli. Noi da anni e anni auspichiamo la riforma totale della giustizia sportiva: tempi lunghi, lunghissimi, modalità opinabili. Nessuno ci ascolta. E in situazioni del genere, come Catanzaro-Avellino, qualcuno che ha chiesto condanne improbabili dovrebbe pagare. O no?