C’eravamo tanto amati: da eroe a “traditore”, il Pipita torna a Napoli
C'eravamo tanto amati: già perché quando vedevi il
Pipita sotto la curva del
Napoli, con la mano sul cuore tra canti e balli, immaginavi che mai e poi mai avrebbe lasciato quella città. S'erano tanto amati, intensamente, e avevano riposto in lui le speranze di colmare il gap con la
Juve. Invece
Gonzalo Higuain ha scelto la
Juve, anzi la Juve ha scelto lui, anzi il Napoli ha deciso di venderlo mettendo una clausola da 90 milioni valevole incredibilmente anche per l'Italia. Come la giri giri, qualcuno può portare avanti le ragioni che crede ineccepibili: la Juve perché in un mercato libero può andare a prendere chi vuole; il Pipita perché un professionista può indossare qualsiasi maglia; il Napoli perché a quei soldi ha fatto un affare clamoroso. Certo, da qualsiasi angolo ognuno ha una chiave di lettura. L'importante è non avvelenare il clima, fondamentale non intossicarlo: i fischi ci stanno, le ironie anche, gli striscioni assolutamente sì, ma senza oltrepassare la barriera della civiltà. Questo discorso vale in generale, non soltanto per
Napoli. Ovvio. Una sola cosa: fossimo stati in
Higuain avremmo spiegato prima di andar via. Certo, non era tenuto a farlo. Ma siccome stava andando alla
Juve dopo aver giurato amore (non eterno, ma comunque amore) al Napoli, dieci minuti di conferenza avrebbero aiutato. Non avrebbero stemperato la rabbia, ma comunque lui ci avrebbe messo la faccia nel modo migliore. Ripetiamo: non era tenuto a farlo, ma esiste la spontaneità (non gli obblighi) quando hai costruito un rapporto così bello e intenso con un'intera città. E deterioratosi per via di un feeling sempre più basso con
De Laurentiis. C'eravamo tanto amati: da eroe a "traditore", questo è il titolo del film che gli hanno confezionato. Stasera il Pipita torna a
Napoli: di storie del genere ce ne saranno tante altre, nei secoli dei secoli calcistici. Ma una così farà vivere una partita nella partita. Foto: sito ufficiale Juventus