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CERCI CON LE ALI

29.12.2014 | 20:05

Bella lotta, in nome di Alessio Cerci. L’Inter pensava di poter vivere sogni tranquilli con in mano il sì del ragazzo di Valmontone. Una bella illusione che presto si è tramutata in incubo. Soprattutto quando si è materializzato Galliani, trovando un rapido accordo con l’Atletico Madrid grazie alla possibilità di mettere sul piatto Torres, un rudere – diciamolo anche se lui non lo dirà – per Pippo Inzaghi. Un pieno di sentimenti e di ricordi per l’Atletico che non ci ha pensato su due volte pur di riscaldare il cuore infranto del Niño. Lo stesso Niño che a Milano non riusciva a ritrovarsi. E soprattutto non riusciva a trovare una maglia da titolare. Meglio tornare nella Madrid che fu, sperando che sia ancora. Piuttosto che marcire in panchina o in tribuna, con il serio rischio di avere in cambio una patente da bidone che già – in qualche modo – la critica e non solo gli aveva consegnato.

Cerci con le ali è una bella soluzione per il Milan. Pippo cercava lì un altro pieno di fantasia. Non soltanto perché Honda non ci sarà, impegnato in Coppa d’Asia a gennaio. Ma anche e soprattutto perché si avvertiva la necessità di avere un altro bel cavallo di razza sulle corsie negli ultimi trenta metri. Dicono in molti chiaro e forte: ormai il Milan, almeno per questa stagione, dovrebbe essersi tolto dalla testa l’ipotesi di puntare su un centravanti puro. Altrimenti lo avrebbe cercato, magari lo cercherà ancora, comunque il quadro tattico è abbastanza chiaro. Menez “falso nueve”, il resto arriverà con il contributo di tutti. Sono convinto che se il Milan avesse la possibilità di prendere Mattia Destro, lo farebbe domani. A costo di sacrificare El Shaarawy che, a parole, ha la fiducia di chiunque. Ma passare dalle parole ai fatti, dalla teoria alla pratica, diventa spesso un bel rompicapo. E una salita abbastanza ripida.

Cerci con le ali è l’implicita ammissione di un errore. Non sappiamo chi gli abbia consigliato di andare all’Atletico la scorsa estate: con una Liga in tasca e una Champions quasi, le gerarchie erano belle e definite. E sarebbe stato complicato sradicarle soltanto perché ti chiami Alessio, hai una bella gamba e una tecnica invidiabile. Non lo hanno consigliato bene e ci dispiace per Sergio Berti – un decano tra i procuratori – che avrebbe dovuto con il senno del prima evitare un simile bagno. Quando torni indietro a dicembre è un fallimento, senza nulla togliere alle qualità del ragazzo. Indiscutibili, siamo suoi estimatori.

Cerci con le ali ci fa venire in mente Ventura. E le ramanzine ai tempi di Pisa quando, è come se le immagini scorressero sotto i nostri occhi, dopo una grande partita condita da gol e assist Giampiero se lo prendeva sotto braccio e gli diceva in cosa doveva migliorare ancora per diventare un campione. Erano i tempi della serie B, da allora ne è scivolata di acqua sotto i ponti, Cerci è cresciuto e si è imposto. Anche a costo di pepati confronti con Ventura ai tempi del Toro: un intervallo fu talmente violento, nel confronto, che Alessio non tornò in campo e Giampi andò tanto in fibrillazione da avvertire un malore.

Ecco, il racconto è talmente opportuno da portare all’ultima considerazione. Il cavallo è di razza, può fare la differenza, a patto che l’allenatore di riferimento si sbatta al massimo per tiragli fuori le qualità che ha. Sotto questo punto di vista, Inzaghi ci metterà amore e passione. Ma anche precisione e cultura del lavoro per andare a dama. Se il ritorno fosse il migliore possibile, il Milan potrebbe puntare qualche carta in più per la gloria.

Cerci con le ali può essere un assegno circolare per riscaldare le speranze nella corsa al terzo posto. I presupposti ci sono, la trama di mercato – almeno quella – è stata geniale. Il resto arriverà, come minimo ci sono le premesse necessarie. L‘Atletico di Cerci si chiama Milan: magari non garantisce la Champions da febbraio in poi. Ma può essere una scorciatoia per far si che quella benedetta musica torni presto di moda a casa Berlusconi.