Champions, i maestri dietro la lavagna

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Se c'è una cosa che queste semifinali di Champions League ci dicono è che i "maestri" sono finiti dietro la lavagna. Basta dare un'occhiata alle panchine delle quattro squadre che si contenderanno il titolo per accorgersi che non spiccano nomi altisonanti. "Quelli bravi" sono infatti rimasti fuori, all'asciutto. L'ultimo della serie è Guardiola che certo, di Champions ne ha vinte due, ma con il City ha un bilancio fallimentare. Da quando siede sulla panchina dei Citizens, Pep non ha mai superato lo scoglio dei quarti. Deludente, se pensiamo al ciclo con il Barcellona che lo ha portato all'olimpo dei grandi e ai quasi 800 milioni spesi dal City negli ultimi quattro anni. Resteranno a guardare anche gli altri illustri: Klopp, vincitore dell'ultima edizione con il Liverpool; Zidane, l'ex debuttante d'oro con le sue tre volte sul tetto d'Europa; Simeone e il suo Cholismo, vincente in Europa League ma che la coppa dalle grandi orecchie l'ha solo sfiorata nel 2014 e nel 2016; Mourinho, come Simeone eliminato dal Lipsia, seppur agli ottavi; l'italiano Sarri, che sulla scia del Cholo si è visto coniare il "Sarrismo", una filosofia che non ha attecchito alla Juventus, costretta ad arrendersi contro il Lione. La palla passa ora ai quattro protagonisti della scena: il giovane predestinato Nagelsmann alla guida del Lipsia, Flick il comandante della corazzata Bayern, il sergente Garcia con il suo Lione e Tuchel, l'unico in grado di portare quasi fino in fondo un club indorato dagli sceicchi, il Psg. Come ha ricordato Macron, sarà una Champions franco-tedesca. Foto: Twitter Manchester City