Chi sono
Non avevo ancora otto anni quando ho cominciato a frequentare una redazione giornalistica. Accompagnavo spesso al lavoro mio papà Saverio, che tutti chiamavano il Professore, nella redazione della Gazzetta del Sud, di cui era responsabile per la Calabria.
Ricordo ancora bene l’odore dell’inchiostro dei giornali, il vociferare dei redattori in un grande stanzone ma soprattutto il suono e non rumore dei tasti delle macchine da scrivere. Che gioia quando mio padre mi permetteva di usarla, cimentandomi nella scrittura di un pezzo. I miei occhi si agitavano alla ricerca della lettera giusta e il mio ditino azionava quella “musica” che mi porterò per sempre dentro.
Oggi rivivo la stessa scena con mio figlio: sono passati quarant’anni, la tecnologia è andata avanti e lui usa il computer e non sa nulla di quella “musica”. Sono contento, però, che oltre ad utilizzare il pc gli ho insegnato quanto sia più importante per questo mestiere penna e taccuino: annotare, prendere appunti, prima del risultato finale, il pezzo. Questo è ciò che ho imparato osservando e imitando mio papà a lavoro. E questo è ciò che vedo fare a Francesco, pur non avendogli mai detto nulla.
In comune con mio padre la passione per il calcio e la Reggina, la squadra della nostra città.
Crescendo, mio padre pensava che quell’entusiasmo si sarebbe spento, oppure che l’avrei coltivato come hobby. Si sa che i figli maschi, ad un certo punto, si oppongono ai padri in toto e soprattutto si rifiutano di proseguire la loro attività lavorativa. Io no!
A sedici anni lavoravo in una televisione locale e percepivo già uno stipendio. L’esordio in tv, non è stato con il calcio ma con la pallacanestro. Sempre di un gioco con la palla si trattava! Conducevo una trasmissione tutta mia Sotto canestro. Anni indimenticabili non solo perché sono stati una vera palestra formativa ma anche perché ho avuto modo di conoscere i grandi (in tutti i sensi) della pallacanestro.
A sedici anni lavoravo in una televisione locale e percepivo già uno stipendio. L’esordio in tv, non è stato con il calcio ma con la pallacanestro. Sempre di un gioco con la palla si trattava! Conducevo una trasmissione tutta mia Sotto canestro. Anni indimenticabili non solo perché sono stati una vera palestra formativa ma anche perché ho avuto modo di conoscere i grandi (in tutti i sensi) della pallacanestro.
A sedici anni mi sentivo proiettato nel mondo dei sogni: avevo un lavoro che mi ero trovato da solo, la mia autonomia economica, tante soddisfazioni e intervistavo grandi campioni.
Chi non era nel mio stesso mondo era papà. Non era affatto contento. Più gli dicevano: “Professore, complimenti per Alfredo, è bravo”, più si indispettiva. Considerava il mio lavoro una distrazione per gli studi. A diciannove anni mi ha proposto di iscrivermi in odontoiatria: mi voleva dentista. Non credo proprio sarei riuscito a diventare un bravo medico.
A furia di contrasti arrivammo ad un compromesso: mi avrebbe fatto continuare il lavoro in televisione a patto di laurearmi, non in odontoiatria ma in giurisprudenza. Non è stato facile mantenere quella promessa, soprattutto perché a ventitré anni avevo già superato l’esame per diventare giornalista professionista e a ventiquattro ero stato assunto dal Corriere dello Sport-Stadio. Il direttore di allora, Domenico Morace, mi aveva dato fiducia. Lo ringrazierò sempre per aver creduto in me e per avermi dato la possibilità di provarci. Avevo tutto: il lavoro che più desideravo, in un importante quotidiano sportivo nazionale. Per il giornale ho girato il mondo, ho visto gli stadi più famosi, assistito e commentato le più importanti competizioni.
Mi mancavano, però, ancora due esami per laurearmi. Non ne vedevo la necessità, ma le promesse son promesse ed è arrivata anche la laurea. Allora non capivo, oggi che non ho più il mio papà sono contento di avergli regalato quella gioia.
I diciotto anni al Corriere dello Sport Stadio sono stati intensi, tutti documentati dai numerosissimi articoli che ho scritto. Mi sono sempre occupato di calcio, sono diventato responsabile della serie B, ed esperto (dicunt) di calciomercato che ho seguito sempre con serietà, imparando sul campo che è sempre meglio rinunciare ad un grande scoop se la notizia non è supportata da fonti attendibili. I lettori non vanno mai né traditi né illusi. Così si costruisce la credibilità di un giornalista. Bisogna guadagnarsela sul campo. Io credo di essermela meritata se negli anni mi sono stati assegnati diversi riconoscimenti tra i quali: Oscar dei giovani Roma Campidoglio, dicembre 1990,San Silvestro d’oro 1998, Premio Altis Calabria ’98 per lo sport, Top 11 per la serie B anni 2008- 2010- 2011- 2012,Premio Elvio Guida 2011, 32° penna d’argento Cascina 2011.
In questi anni ho pubblicato anche dei libri: In volo con Delio 1998, dedicato al grande Delio Rossi, con il merito di aver raccontato un allenatore che sarebbe esploso negli anni successivi ma che già in nuce mostrava grandi doti.
Nel 1999, un tributo a mio padre, mio unico e vero maestro: Grande Reggina. Ho ripreso il libro La reggina di tutti i tempi che mio padre aveva pubblicato nel 1979, dove ricostruiva con un lavoro di ricerca certosino, la storia del calcio amaranto e l’ho aggiornato. Per farlo ho aspettato un grande evento: la Reggina in serie A. Ho così coronato due sogni: come tifoso ho festeggiato la serie A, come figlio-allievo ho ripubblicato l’opera del padre-maestro.
L’anno dopo, con il fotografo Fabrizio Terruso, ho raccontato con il cuore il primo entusiasmante anno in serie A della Reggina e la straordinaria salvezza. Grazie Reggina, è un libro fotografico, una raccolta di immagini commentate che testimoniano di un sogno diventato realtà, il sogno di un’intera città che si riscatta anche grazie al calcio.
Con il mio amico-collega Antonio Barillà, giornalista del Corriere dello Sport-Stadio, ho scritto l’Almanacco del calcio calabrese 2000-2001 e poi 2001-2002. Un compendio, non solo fatto di numeri ma soprattutto di passione per il calcio e per la nostra amata Calabria.
Nel 2003 è arrivato Il fantasista Shunsuke Nakamura, Baggio d’Oriente, che ricostruisce tappa per tappa l’inserimento e l’affermazione del giocatore nipponico nella Reggina, nonché le analogie, dentro e fuori dal campo, con un grande nostro numero 10, Roberto Baggio.
A quarantasei anni, dopo una breve parentesi a Dieci, quotidiano sportivo diretto da Ivan Zazzaroni, sono tornato al mio primo
mezzo giornalistico, la televisione.
mezzo giornalistico, la televisione.
E’ cominciata, così, la collaborazione con Sportitalia, tv emergente che si è imposta in maniera determinante grazie alla serietà, competenza e passione per questo lavoro.
In realtà la collaborazione è stata un’avventura, cinque anni fa erano in pochi a
scommettere su questa nuova realtà. Io ci ho creduto perché mi sono fidato delle persone e non dei mezzi. Ci è voluto poco perché queste persone diventassero per me una famiglia. E’ questo, insieme alla professionalità, lo spirito di sacrificio, la tenacia,
La gente ha decretato il successo di Speciale serie B, condotto da Valentina Ballarini, con la quale ho portato alla giusta ribalta unil segreto del successo di Sportitalia.Oggi posso dire che l’avventura-sfida è stata vinta non perché dopo cinque anni sono ancora qui (i maligni sentenziavano diversamente) ma perché la gente ci ha premiati, la gente ha scelto liberamente su quale programma sintonizzarsi.
campionato particolare, difficile, altrettanto importante di quello di serie A ma ingiustamente bistrattato da molti media. Il programma è diventato così, punto di riferimento non solo per gli appassionati ma anche per gli addetti ai lavori. Il che ci riempie di orgoglio.
Punta di diamante di Sportitalia è il direttore Michele Criscitiello. Con lui faccio coppia fissa in Non solo calcio e Speciale calcio
mercato. Un sodalizio che ha radici lontane e non solo professionali. In video abbiamo la fortuna di essere entrambi spontanei, di saper andare “a braccio” come si dice nel gergo giornalistico, che non vuol dire improvvisare ma saper raccontare notizie che prima sono state “cacciate”, seguite,
mercato. Un sodalizio che ha radici lontane e non solo professionali. In video abbiamo la fortuna di essere entrambi spontanei, di saper andare “a braccio” come si dice nel gergo giornalistico, che non vuol dire improvvisare ma saper raccontare notizie che prima sono state “cacciate”, seguite,
verificate e alla fine vengono presentate ai telespettatori senza rigidi cliché.
A differenza della carta stampata che ti permette di controllare il pezzo leggendo e rileggendo, la televisione è immediatezza, devi essere sempre pronto a gestire la notizia seguendo la sua evoluzione.
Informazione, spontaneità,immediatezza sono gli ingredienti che hanno determinato il successo della rubrica Lo sai che della coppia Criscitiello- Pedullà. Ci hanno definiti simpaticamente in diversi modi, mi sento onorato della similitudine “Totò e Peppino” se nel nostro piccolo siamo riusciti a suscitare un briciolo della simpatia di due grandissimi pilastri del nostro panorama teatrale
e televisivo. I numeri dell’ultimo periodo, mi riferisco agli ascolti, sono stati sbalorditivi.
e televisivo. I numeri dell’ultimo periodo, mi riferisco agli ascolti, sono stati sbalorditivi.
E adesso un vecchio progetto che avevo nel cassetto da oltre un anno. Un sito di calcio-mercato: per me, ma soprattutto per voi. Le notizie in qualsiasi momento della giornata, eventualmente anche nel cuore della notte, in modo da tenervi aggiornati sulla vostra squadra del cuore. Non troverete la notizia secca, ma tutti i retroscena, gli aspetti più intriganti di una trattativa che va in porto o che salta all’ultimo momento. Non solo: tante rubriche che vi vedranno protagonisti, i miei uomini-mercato siete voi… Tante sorprese, ma se ve le anticipassi non sarebbero tali.
Allacciate le cinture, ci divertiremo.