CHIELLINI, STORIA DI UN GRANDE AMORE
17.05.2022 | 15:30
Ieri sera ha salutato i propri tifosi per l’ultima volta una delle ultime bandiere del calcio italiano. Parliamo di Giorgio Chiellini, capitano della Juventus, uno dei simboli della rinascita del club bianconero post Calciopoli, uno degli emblemi dei trionfi bianconeri in questo decennio. Ultimo di una generazione di difensori vecchio stile, abile marcatore, roccioso, anche ruvido, ma efficace.
Chiellini lascerà la Juventus dopo 17 anni di successi (minuto in cui è anche uscito nel corso della sua ultima partita), di cadute anche, ma sempre pronto a rilanciarsi, con grinta e determinazione, che sono, insieme alla correttezza e al rispetto, la sua essenza.
Nato a Pisa, nel 1984, Chiellini cresce nel settore giovanili della città storicamente rivale, il Livorno, prima di avere esperienze nelle giovanili del Milan prima e della Roma successivamente fino al 2003. Inizia come terzino sinistro, essendo dotato di una buona corsa e un discreto cross con il piede sinistro.
Passa al Livorno, in Serie A, dove milita per due stagioni, fino al 2004, quando viene acquistato dalla Fiorentina. Con i viola gioca nella stagione 2004-05, prima di passare alla Juventus, dopo aver rescisso con la compagine toscana.
Arriva a 21 anni alla Juve di Fabio Capello, campione d’Italia in carica. Disputa la prima stagione come riserva a sinistra di Zambrotta, ma spesso viene inserito come difensore centrale, ruolo in cui pian piano dimostra di trovarsi sempre di più a suo agio. Riesce comunque a ritagliarsi il suo spazio con 23 presenze, con la Juve che vincerà il secondo scudetto di fila, con Capello.
Nell’estate 2006, però, esplode Calciopoli e gli ultimi due titoli della Juve sono revocati dalla giustizia sportiva (non stiamo qui ad aprire dibattiti in merito), l’ultimo dei quali assegnato a tavolino all’Inter. Juve che riparte dalla Serie B, dopo i diversi casi di processi sportivi. Chiellini decide di sposare il club bianconero, accodandosi ai vari fuoriclasse juventini, che non abbandonano la Signora tra i cadetti. Parliamo di Del Piero, Camoranesi, Buffon, Nedved, Trezeguet. Giorgio prende su di se i valori bianconeri, quelli di “Vincere non è importante, ma l’unica cosa che conta”.
Chiellini diviene il simbolo della difesa bianconera, iniziando la sua storia d’amore con la Vecchia Signora. Con il ritorno in Serie A, seguiranno stagioni altalenanti, poi due settimi posti di fila, le difficoltà nel tornare al successo, dopo la caduta di Calciopoli. Le difficili annate con Ferrara, Del Neri, Zaccheroni, fanno sì che Chiellini diventi uno dei volti sui quali si aggrappano ai tifosi bianconeri per la rinascita, insieme a Del Piero e Buffon.
Con l’avvento anche dello Juventus Stadium, nel 2011, inizia il grande ciclo bianconero, che porterà ai 9 scudetti consecutivi, con il difensore che insieme a Barzagli e Bonucci e il portiere Buffon, forma per anni la BBC, una delle difese più forti, che porterà anche Buffon ad avere il record di imbattibilità in Serie A.
Giorgio trionfa in Italia per 9 anni consecutivi, solo Buffon ha vinto più di lui in maglia bianconera. Con gli addii di Del Piero e appunto Buffon, Giorgio diventa capitano, con pieni meriti, della Juventus. Sono 19 i trofei messi in bacheca dal difensore, con 9 scudetti, 5 supercoppe italiane e 5 coppe Italia. Oltre alla Serie B del 2006-07 e il campionato 2005-06, poi revocato.
Con la Juve ha messo a referto 560 presenze, terzo di sempre, alle spalle dei soli Del Piero e Buffon, i suoi predecessori con la fascia da capitano della Juve, e superando sul podio quel suo idolo, Gaetano Scirea, al quale ha detto di ispirarsi più volte.
Giorgio chiude con un solo rammarico, la Champions League, solo sfiorata in due occasioni (nella finale del 2015 era inoltre infortunato) ma mai raggiunta, un po’ quanto accaduto a Buffon.
Lascia anche la Nazionale, con 116 presenze e 8 gol, con il trionfo agli Europei 2020 come grande premio per la carriera e per la dedizione, a sugellare un immenso lavoro fatto anche con la maglia azzurra. Anche con gli Azzurri Chiellini ha vissuto la delusione della mancata qualificazione a due Mondiali consecutivamente e le uscite premature ai gironi dei Mondiali 2010 e 2014, dove ricordiamo, fu protagonista, sui malgrado, dell’episodio del morso di Suarez, per quella che resta l’ultima partita dell’Italia in un Mondiale, ormai 8 anni fa, nel 2014. Nazionale che Giorgio saluterà il prossimo 1 giugno, nell’amichevole contro l’Argentina, dove si prevede un’altra serata di emozioni.
Chiellini lascia un vuoto importante, alla Juve ovviamente e al calcio italiano. Un simbolo di umiltà, di dedizione, di abnegazione e rispetto. Non dotato tecnicamente, rispetto a tanti altri calciatori, con il lavoro quotidiano, Giorgio ha sempre superato tutto con le sue immense qualità umane. Ben voluto da tutti, un leader negli spogliatoi, un esempio da seguire per i giovani che si accostano al calcio, per l’amore portato verso i colori di una squadra, per tanti anni, per il rispetto di compagni e anche di avversari, che lo rendono ben voluto a tante tifoserie, anche rivali alla Juve.
Si ammaina quindi la bandiera di Giorgio Chiellini, uno degli ultimi baluardi del calcio italiano, un punto di transizione tra il calcio di una volta e il calcio moderno, ormai dominato dal VAR e dalla tecnologia. Lascia non solo un simbolo della Juve, ma di tutto il calcio italiano, perché Giorgio Chiellini, nel suo piccolo, ha contribuito alla storia di questo sport, scrivendone tante di storie, ma in particolare con la sua Juve, la storia di un grande amore.