CONTE E LA PREVENZIONE MEDIATICA
13.10.2014 | 00:10
E’ proprio vero, siamo sempre insoddisfatti. Abbiamo vissuto momenti difficili, forse terribili, con commissari tecnici che hanno fatto flop. Qualche esempio? Il mondiale sudafricano ignobile con Lippi in panchina, quello brasiliano sulla stessa linea con Prandelli al timone. Prandelli che poi, cinque minuti dopo quella grande recita, tagliò la corda. Qualcuno dice che aveva già un accordo con il Galatasaray, non ci ha dato ancora le prove: certo, il buon Cesare poteva aspettare cinque minuti in più, avrebbe fatto meglio. E forse ci avrebbe messo la faccia, accettando le critiche che spesso (e volentieri) fanno capolino quando il club Italia non viene onorato con prestazioni all’altezza.
E alla fine arrivò Antonio Conte, l’ideale guida per tutti, anche per quelli che si sono scandalizzati per un contratto troppo oneroso e troppo ricco. Ci hanno regalato spremute di morale, quando la morale non la fanno quelli che dovrebbero farla per rialzare il Paese. Ci hanno avvertito che quell’ingaggio da circa quattro milioni era uno schiaffo alla miseria, un’altra spremuta di morale. Noi ci siamo permessi di non condividere le modalità, fondamentale l’intervento di uno sponsor, ma la morale la lasciamo per cose più importanti. Soprattutto pensando che molto spesso nessuno si esibisce in tal senso.
Adesso apprendiamo, dopo una rapida rassegna stampa relativa all’ultima vittoria azzurra di Palermo, che l’Italia non ha un gioco e che probabilmente sarà predestinata a non averlo. Ci ha colpito soprattutto un editoriale del “Corriere dello Sera” firmato da Mario Sconcerti. Una sentenza, una bocciatura, una bastonata. Ci permettiamo di dire che la riteniamo quasi una prevenzione mediatica quando – molto spesso – ci sono allenatori che usufruiscono di un’eccessiva quantità di alibi.
Riepilogando: Conte era alla terza partita ufficiale, le ha vinte tutte e tre. E’ vero, avrà esultato in modo eccessivo al secondo gol di Chiellini, ma chi lo conosce sa che farebbe così anche durante il torneo dei bar e a margine di una sfida tra scapoli e ammogliati. Soprattutto: se contro l’Azerbaijan c’è stato un passo indietro, le prime due uscite (Olanda e Norvegia) avevano regalato sensazioni e certezze nuove, schemi avvolgenti, convocazioni coraggiose, molte situazioni inedite rispetto al solito cliché. Non pensiamo che ci siano, in giro per il mondo, allenatori in grado di regalare spettacolo su spettacolo senza soluzione di continuità. Crediamo invece che alcuni specialisti, Conte in testa, meritino fiducia senza sentenze sproporzionate. Soprattutto se sono appena all’inizio di un lungo viaggio. Soprattutto se, particolare importante, per memorizzare certe teorie occorre tempo e tenacia. Oppure qualcuno crede che possa spuntare, chissà come e chissà dove, una bacchetta magica?
Ci vorrebbero dire che la Nazionale gioca male, come se in serie A ci fossero partite dai contenuti tecnici memorabili. Stiamo tranquilli, se possiamo. E indirizziamo altrove le vere critiche, non facendo sconti a cose o persone. Siamo il Paese dedicato, da sempre, agli amici degli amici. Ma quando si esagera possono cascarci soltanto quelli che hanno gli occhi foderati di prosciutto. Una prevenzione mediatica eccessiva nei riguardi di un commissario tecnico appena insediatosi. Riservassero altrove simili ragionamenti e/o critiche: c’è chi non lo fa da decenni.