Conte e Richarlison: quando (ben) 60 milioni portano problemi e non benefici

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Idolatrato e invocato, voluto e spesso rimpianto: gli estimatori di Antonio Conte sono sempre in prima fila quando devono elogiarlo. Ma saranno stati loro, mercoledì scorso, i primi a essere delusi per un’interpretazione - quella del Tottenham - assolutamente non in linea con gli investimenti fatti. Una delusione assoluta, di sicuro per merito del Milan che - tra andata e ritorno - avrebbe meritato di segnare almeno quattro gol e invece si è dovuto accontentare di Brahim Diaz. Una cosa ha colpito più di altri: se ci avessero nascosto le maglie e il resto, tutti avremmo detto e pensato ma non l’avremmo riconosciuta come una squadra di Conte. Perché di una squadra media di Conte il Tottenham aveva zero: lenta, prevedibile, goffa, poco organizzata, banale. C’era un ambiente fantastico che spingeva, eppure gli Spurs si sono limitati a un compitino che avrebbe potuto organizzare qualsiasi allenatore al mondo per la sua scarsa efficacia. Eppure il Tottenham ha speso cifre sensazionali, né si può pensare che il mercato debba essere una richiesta continua, a maggior ragione se non dai un ritorno all’altezza. Richarlison a 60 milioni e Porro a 40 non sono bruscolini, possiamo dire che per una volta - da ottobre 2021 - il lavoro di Conte non abbia avuto quell’agognata impennata. Mercoledì il Tottenham non sembrava una squadra di Conte, ma una squadra di chiunque. Zero idee e zero tutto, un flop assurdo. E sarebbe giusto coinvolgere Fabio Paratici con le sue idee, i suoi colpi di mercato costati carissimi (più di 100 milioni solo per Porro e Richarlison), evidentemente mosse che hanno contribuito al flop e appesantito il bilancio. Non entriamo nei meandri della controversia tra Conte e Richarlison, la cosa che ci colpisce è che un acquisto da 60 milioni abbia portato tutte queste problematiche piuttosto che benefici. Foto: twitter Tottenham