Contentissimo, lo ha detto. Perché Antonio Conte ha ammesso, e non potrebbe essere diversamente, di essere felice per essere diventato il nuovo commissario tecnico azzurro. I maligni, quelli che lo detestano, hanno già sbottato: "Bella forza, con i soldi che guadagnerà...". Beh, si potrebbe obiettare che ci sono allenatori - in giro per la vigna - reduci da fallimenti e bravi a presentarsi, puntualissimi, solo a fine mese. Per incassare uno stipendio, lauto o modesto non ha importanza, che dovrebbero rispedire al mittente. Con un bigliettino di scuse e con allegate le motivazioni, chiare, per un risarcimento nei riguardi dei rispettivi presidenti mortificati da risultati inesistenti.
Contentissimo lui, certo. Ma contentissimi anche noi se dovesse trasmettere, in poco tempo, quello che ha permesso alla Juve di trasformarsi. Spirito da guerrieri, amore per la maglia, ossessione totale, sguardo di fuoco, temperamento da arena. Sarebbe già un bel passettino. Prandelli se l'è svignata cinque minuti dopo la bruciante eliminazione dal Mondiale, eppure aveva rinnovato e aveva detto che sarebbe rimasto a prescindere, o no? Conte se l'è svignata dalla Juve, ma se fosse dipeso da lui, sarebbe andato via anche a metà maggio. Lo fermarono perché, non un semplice pettegolezzo, temevano l'irruzione del nemico. Il Milan, sì: Galliani lo aveva contattato e quasi convinto. "Perché io sono sempre tifoso delle squadre che alleno, che mi danno lavoro", parole e musica di don Antonio da Lecce. Qualcosa c'era, più di qualcosa con Galliani. La Juve capì e bloccò il potenziale scandalo. Ma forse tutti immaginavano che il bubbone sarebbe esploso parecchie settimane dopo. Quando il Milan aveva già preso Inzaghi e quando, prima di congedarsi, imposero a Conte una clausola della serie: per un anno, amico nostro, non allenerai un club in Italia.
Avevano già disegnato un vestito su misura: ha firmato per il Paris Saint Germain, Blanc non avrà vita lunga; andrà al Monaco dove avevano già cercato di riempirlo di soldi. Macché, ma dai. Lui aveva organizzato un bel giro in barca, prima in Puglia e poi in Croazia, la presunta spensieratezza del leone in gabbia che senza calcio non ci sa stare. Sarebbe durata poco, garantito. Ma se due settimane fa avessero puntato mille euro sul non trascurabile particolare che sarebbe diventato l'erede di Prandelli in sella al Club Italia, in molti avrebbero parlato di soldi scaraventati dalla finestra. Impossibile, troppo presto. Impossibile, lui vive di campo minuto per minuto. Impossibile, dopo due stage affogherà nella malinconia. Impossibile, quell'ingaggio misero lo accetterebbe soltanto per tre o quattro mesi.
Poi... Poi hanno avuto il sopravvento tante cose. Vuoi mettere l'orgoglio di essere il cittì, con due "t" è meglio, per l'orgoglio di papà Cosimino e di tutti quelli che gli vogliono bene? Un cittì di 45 anni, giovane e vincente, assatanato e malato di tattica, oltre che di motivazioni da trasmettere minuto dopo minuto, secondo dopo secondo, con gli occhi della tigre. E quando il munifico sponsor ha allargato i cordoni della borsa, ecco che siamo arrivati all'annuncio in pompa magna. Base del contratto superiore ai quattro milioni netti a stagione: don Antonio è il terzo più pagato tra i commissari tecnici dopo il suo nemico don Fabio (Capello) e Hodgson. Davvero un bel colpo.
Contentissimo lui, sicuro. Contentissimi anche quelli, e sono una marea, che hanno apprezzato il suo modo di fare calcio. Con te, sempre, gli diranno gli allievi prediletti di casa Juve che lo ritroveranno in Nazionale. Con te, ma è meglio togliere lo spazio. Semplicemente Conte. Anzi, ancor più semplicemente, è ciò che conta. Oggi, 15 agosto, alba - azzurra - di un nuovo giorno che sa di revolution.