Nemmeno un anno fa Claudio Bravo, capitano del Cile, alzava al cielo di casa la Copa America, eppure è già tempo di tornare in campo per celebrare il centesimo anniversario della fondazione della Conmebol. Non a caso la storica edizione della manifestazione continentale è organizzata, per la prima volta, da un Paese collocato geograficamente fuori dal Sudamerica: gli Stati Uniti. All'interno di questo nuovo spazio vi presentiamo le 16 Nazionali che si sfideranno dal 4 al 27 giugno.
GRUPPO B
BRASILE (4-2-3-1)
Otto volte vincitrice della competizione, ma ampiamente distaccata dalle due battistrada nell’albo d’oro (Uruguay 15, Argentina 14), la Seleção sbarca negli States speranzosa di riscattare gli ultimi due flop: al Mondiale di casa, conclusosi col traumatico Mineirazo (il 7-1 subito dalla Germania in semifinale), ha fatto seguito la deludente avventura nella Copa America dell’anno scorso, terminata nei quarti di finale per mano del Paraguay. E le varie defezioni che Carlos Dunga è stato costretto a registrare in questi giorni non rappresentano certo il miglior viatico: a Douglas Costa, Ricardo Oliveira, Rafinha ed Ederson sono subentrati il redivivo Kaká, Jonas, Lucas Moura e Grohe. Sennonché lo stesso ex rossonero Ricky si è fatto male a sua volta ed è stato sostituito da Ganso. A voler tacere del fatto che Neymar, indiscusso uomo simbolo e trascinatore della selezione verdeoro, è stato esentato dall’impegno poiché è stata data priorità alle Olimpiadi di Rio de Janeiro, in accordo con il Barcellona. Esclusi, ma per scelta tecnica, anche pezzi da novanta come Thiago Silva, David Luiz e Marcelo. Diversi gli “italiani” da monitorare: dal neo romanista Alisson all’interista Miranda, con Dani Alves che a breve dovrebbe diventare anche ufficialmente un giocatore della Juventus. Una Nazionale sperimentale, quella varata per l’occasione dal controverso commissario tecnico carioca, che ha in Hulk il proprio totem offensivo. E chissà che in avanti non riesca a ritagliarsi uno spazietto anche Gabigol, l’ultimo gioiello forgiato dalla pregiata oreficeria Santos che, presto o tardi, arriverà in Europa. Malgrado le vie del Fútbol bailado siano infinite, nel complesso questo Brasile non può certo essere annoverato tra le favorite, ma non dovrebbe avere problemi a superare il girone.
ECUADOR (4-4-2)
Nazionale poco autarchica la Tricolor, con ben 14 elementi su 23 che giocano fuori dai confini nazionali. Mai una vittoria finale nella massima competizione continentale, soltanto 14 successi (a fronte di 20 pareggi e 77 sconfitte) nelle 111 partite disputate nella storia della Copa America. Ciò nonostante, l’organico allestito da Gustavo Quinteros sembra poter competere per il passaggio del turno, a dispetto di qualche assenza pesante di troppo: su tutte quella di Felipe Caicedo, l’ex centravanti del Manchester City - oggi in forza all’Espanyol - a metà maggio ha riportato una lesione muscolare che lo ha messo fuori causa per l’edizione del Centenario. Le stelle dell’Ecuador sono i due Valencia militanti in Premier League: Antonio, esterno di centrocampo che Van Gaal allo United ha sovente abbassato in difesa, ed Enner, attaccante del West Ham che in questa stagione è stato frenato da svariati guai fisici. Occhio nel reparto avanzato anche a Jaime Ayoví, protagonista in Argentina con il Godoy Cruz. Le chiavi del centrocampo verranno affidate al “russo” Christian Noboa, il 31enne metronomo che, dopo le esperienze con le maglie di Rubin Kazan e Dinamo Mosca, quest’anno ha sfiorato il clamoroso titolo col Rostov, sogno sfumato definitivamente all’ultima giornata.
PERU' (4-2-3-1)
Rivelazione della scorsa edizione, quando si arrese soltanto in semifinale al Cile che poi si laureò campione davanti al pubblico amico, superando ai rigori l’Argentina, la Blanquirroja rispetto al 2015 presenterà diverse novità. Per quanto concerne la composizione dell’organico, infatti, El Tigre Gareca ha fatto scelte diametralmente opposte rispetto al summenzionato collega ecuadoregno Quinteros, precettando per l’occasione addirittura 17 giocatori che militano nel campionato peruviano. A farne le spese diversi big, quasi tutti lasciati a casa per scelta tecnica: Jefferson Farfan, Zambrano e l’ex viola Juan Manuel Vargas (che comunque era in pessime condizioni fisiche), qualcuno invece per infortunio, come l’eterno Claudio Pizarro, fermatosi dopo aver trascinato il Werder Brema alla salvezza. Toccherà allora a capitan Paolo Guerrero prendere per mano i compagni, dall’alto della sua esperienza. El General, capocannoniere insieme a Edu Vargas un anno fa, sarà il terminale offensivo del 4-2-3-1 di Ricardo Gareca, anche se il ct a seconda dell’avversario potrebbe rimodulare il sistema in un più lineare 4-4-2. La Bicolor, che per due volte ha levato al cielo la Copa America (nel 1975 l’ultima), può tranquillamente giocarsi almeno il secondo posto nel raggruppamento, senza escludere sorprese.
HAITI (4-5-1)
La Nazionale caraibica, alla sua prima apparizione in Copa America grazie al successo di misura nello spareggio contro Trinidad & Tobago dello scorso gennaio, proverà a conquistare almeno 1 punto nel girone: sarebbe già storia. Attenzione, però, perché negli ultimi anni le cosiddette “cenerentole” hanno complessivamente ridotto il gap con le formazioni più consolidate, tant’è che - di norma - non assistiamo più con frequenza a goleade da pallottoliere. Riflessione che ben si attaglia anche ad Haiti, che qualche giorno fa ha dato da torcere alla quotatissima Colombia, costretta sull’1-1 fino al 54’ malgrado la superiorità numerica, prima di imporsi per 3-1. Difficile reperire individualità di spicco nella selezione affidata alle cure del commissario tecnico Patrice Neveu, 62enne allenatore giramondo chiamato prima di Natale alla guida dei Grenadiers. Allo stato attuale il calciatore più rappresentativo è Jeff Louis, ventiduenne trequartista del Caen, 18 presenze (7 da titolare) e 1 rete nella Ligue 1 appena conclusasi. Anche Jean-Eudes Maurice qualche anno fa ha calcato i campo del massimo campionato francese, oggi la 29enne punta - ex Paris Saint-Germain - è finita a giocare in Vietnam per il Sai Gon.
Jody Colletti