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Critiche, Napoli, dna Juve e famiglia: Gonzalo Higuain a 360 gradi

01.12.2016 | 12:00

Higuain

Il centravanti della Juventus, Gonzalo Higuain, ha rilasciato un’ampia intervista al Corriere della Sera: “Chapecoense? È terribile quanto è successo. Il nostro pensiero va alle famiglie colpite e ai superstiti. Anche io sono un sopravvissuto? Sì, a 10 mesi ho avuto la meningite. Non mi hanno mai raccontato tutto, ma è stata una cosa grave. Grazie ai medici e alla mia famiglia ne sono uscito bene.A 13 anni il sogno era di andare al Real, l’ho realizzato grazie alla forza mentale che ho e che mi ha fatto arrivare fin qui. Ora spero di vincere tanti trofei con la Juventus: voglio ricambiare la fiducia con tanti gol e vittorie. Dzeko e Icardi sono in fuga nella classifica cannonieri? Se non li riprendo non succede nulla. L’importante è vincere il campionato, sono qui per questo. Poi se faccio tanti gol, è molto meglio. Ma per fortuna ho superato il record di 35 reti, che resisteva da 50 anni. I gol sono come il ketchup? Me lo disse Van Nistelrooy, in un periodo in cui non segnavo. Ed è vero: ci provi, ma non escono. E quando escono, lo fanno tutti insieme, come il ketchup. La storia della scorta? Tutto falso, una cosa senza fondamento, una mancanza di rispetto totale. Mai avuta una scorta nella mia vita. E mai ce l’avrò. Ma le bugie hanno le gambe corte. Come non è vero delle minacce, mai ricevute. L’umiltà il mio segreto? Nessuno è perfetto credo, neanche il migliore del mondo. Per cui io voglio sempre imparare. A volte è difficile accettare le critiche. Però ci vuole l’umiltà di ascoltare, per cercare di crescere ancora. Il trasferimento alla Juve? E’ stata un’estate dura. Mi hanno massacrato. Hanno detto che stavo male e tante altre cose. Poi sono entrato, ho segnato con la Fiorentina e per tutti ero in grande forma, il calcio è così. Le critiche non mi danno fastidio e se qualcuno ha dei dubbi può chiedere i dati fisici al preparatore atletico, che è molto contento del mio lavoro. Il dna vincente della Juventus? È tutto vero. Da fuori dici ‘sono forti, hanno fatto 25 vittorie di fila e via dicendo’. Poi arrivi qui e dici: cazzo, ti accorgi che ci sono giocatori che hanno vinto tanto eppure ancora hanno questa fame di vincere ancora. È una cosa che ti contagia e ti dà la voglia di migliorare ancora. Vedere Buffon o Barzagli dare tutto, sempre, fa la differenza: è questa la mentalità che ti porta lontano. Sono arrivato in una squadra dove compagni, allenatore e modulo per me sono nuovi e sta andando come immaginavo: ho fatto 9-10 gol in 19 partite, ho giocato quasi sempre. E quando mi è toccato andare in panchina, sono andato in panchina. Sono decisioni dell’allenatore e io devo fare gruppo e avere l’umiltà di capire. In ogni caso, siamo l’unica squadra d’Europa prima in campionato e in Champions: non mi sembra poco. La mancata esultanza contro il Napoli? Sono stato educato in un certo modo e avevo già deciso prima della partita di reagire così. Non vuol dire certo che non volevo vincere. Però sono un uomo che non dimentica quello che ha fatto e quello che ha ricevuto. E a Napoli mi hanno dato tantissimo e mi hanno fatto crescere. È stato un segno di ringraziamento alla squadra, all’allenatore, ai tifosi. Dopo la partita ho esultato con quelli della Juve, perché lo meritano anche loro per il rispetto e l’amore che mi stanno dando. Il rapporto con Allegri? È tranquillo, ci stiamo conoscendo. C’è grande rispetto. Dice che il calcio è arte? Sono d’accordo, specie quando fai un gol bellissimo o una giocata di cinque-sei tocchi che l’avversario non riesce a fermare. Mia madre è una pittrice: dipinge quadri, soprattutto astratti. Da quando ho avuto la meningite il rapporto con mia madre è speciale. È lei che mi ha preso in mano e mi ha portato in ospedale: è merito suo se ora sono qui. Critiche? Lei dice ‘bene o male, l’importante è che se ne parli’. Poi mi dice anche che con 36 gol in 35 partite l’anno scorso ho abituato male tutti e adesso se non segno per 4 partite è un macello, ma tutto questo alla fine mi fa bene. È un motivo per dare ancora di più. Mio padre invece adora la Serie A, dice che è il campionato più difficile per fare gol e ha ragione. Le mie prospettive future? Vincere il più possibile con la Juve, come persona vorrei formare una famiglia, trovare la moglie giusta”.

Foto: sito ufficiale Juventus